Sono sette le priorità d’azione per lo sviluppo della filiera idrogeno in Italia individuate dall’associazione H2IT nel rapporto “Strumenti di supporto al settore idrogeno”:

  1. Definire il ruolo strategico a lungo termine dell’idrogeno e individuare un sostegno pubblico dedicato e stabile;
  2. Sviluppare un quadro legislativo e tecnico-normativo chiaro, per favorire gli investimenti tra le aziende;
  3. Garantire la certificazione di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni con le garanzie di origine, così da rispondere alla richiesta contenuta nella direttiva europea Red II, in vigore dal 1° luglio 2021, che prevede la tracciabilità e la garanzia di origine e sviluppo delle energie rinnovabili;
  4. Supportare la ricerca, l’innovazione e la formazione, dalle scuole superiori fino a quella universitaria, per creare nuove opportunità d’occupazione e stimolare la nascita di figure professionali specializzate;
  5. Sviluppare un’infrastruttura di rifornimento per la mobilità costruendo stazioni di rifornimento per veicoli con celle a combustibile per il trasporto leggero e pesante su gomma, per il trasporto ferroviario e i mezzi negli hub logistici, come porti e aeroporti;
  6. Incoraggiare la collaborazione strategica tra progetti di hydrogen valley così da favorire la crescita della domanda e lo scale-up delle tecnologie;
  7. Sensibilizzare e informare l’opinione pubblica.
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Slide proiettata da Luigi Crema durante l’evento.

Il rapporto di H2IT

Il piano ricco e articolato messo nero su bianco dall’associazione italiana è stato presentato oggi dal vicepresidente di H2IT Luigi Crema nel corso di un evento digitale dedicato. È frutto del confronto di sette tavoli di lavoro, ognuno con il proprio coordinatore, corrispondenti alle sette fasi della filiera: produzione, trasporto, distribuzione e trattamento, stoccaggio, mobilità, usi energetici, usi residenziali, industriali e feedstock, supply chain e tematiche trasversali. Due gli approcci di lavoro: il primo, bottom up per raccogliere informazioni su quelli che sono stati identificati come gli elementi economici e giuridici che impediscono lo sviluppo dell’idrogeno. Il secondo, top down per creare una metodologia unica tra i sette tavoli di lavoro.

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I responsabili dei sette tavoli di lavoro. Slide proiettata da Luigi Crema durante l’evento.

“Definire lo sviluppo di lungo termine dell’idrogeno e un quadro normativo stabile, supportare la ricerca, puntare sulla sicurezza, incentivare la produzione da elettrolizzatori, favorire la crescita della mobilità e informare i consumatori: sono queste le priorità che abbiamo individuate e sulle quali si concentra il documento”, ha spiegato il presidente di H2IT Alberto Dossi nell’introduzione del convegno.

L’associazione è composta da 50 tra imprese ed entri di ricerca e ha già collaborato con il ministero dello Sviluppo economico alla preparazione della Dafi, approvata nel 2016, e ai tavoli aperti sul tema. Per riprendere le parole del viceministro al Mise Stefano Buffagni, in una lettera inviata per l’occasione, ,l’idrogeno sarà subito strategico “nel settore industriale e dei trasporti pesanti, come quello ferroviario”. Inoltre, “contribuirà a ridurre le emissioni climalteranti”, a patto che il governo riesca a “far nascere una nuova filiera dedicata” e a stimolare “know how e formazione”.

La concreta convenienza dell’idrogeno verde

L’onorevole della Lega Vanessa Cattoi, commissione Bilancio, ha riportato l’attenzione sul bisogno di creare le condizioni favorevoli alle imprese per investire nella crescita dell’H2. “Noi proponiamo di partire da un piano di sviluppo e dalle esigenze orografiche italiane” per “implementare la soluzione dopo il confronto con le amministrazioni locali”. La Lega, ha ricordato, ha presentato diversi emendamenti e proposto di istituire un dipartimento Enea specifico per l’idrogeno. “Se vogliamo che gli imprenditori siano i principali attori dello sviluppo devono avere i giusti incentivi”, ha concluso, rimarcando quanto sia più conveniente investire sull’idrogeno blu o grigio piuttosto che verde.

Di parere contrario l’onorevole dei 5S Andrea Vallascas, commissione Attività produttive, commercio e turismo, che ha ricordato l’orientamento del ministro Stefano Patuanelli, convinto che “proprio l’idrogeno verde potrebbe rafforzare un’inversione di rotta” in questo percorso di transizione energetica. Questo attraverso una permeabilità graduale che consenta di arrivare al 2050 a decarbonizzare anche i settore “hard to abate”.


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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste