“Nel bere un bicchiere d’acqua, scrivere su un quaderno, prendere medicine, costruire una casa, non sempre si fa il collegamento con le foreste. Eppure questi e molti altri aspetti della vita quotidiana sono, in un modo o nell’altro, collegati alle foreste”.
Per comprendere questo collegamento, quanto le foreste le a biodiversità, alla base di servizi intangibili troppo difficili da quantificare economicamente, sono troppo preziose da perdere, è necessario avere a disposizione dati e informazioni. L’Ispra, ricalcando il tema della Giornata internazionale delle foreste, promossa ogni 21 marzo dalle Nazioni unite, ha redatto la pubblicazione digitale “Foreste e biodiversità, troppo preziose per perderle. Le risposte alle domande più frequenti”.
Aumentare la consapevolezza per frenare la degradazione delle foreste
L’obiettivo, condiviso con la giornata internazionale delle foreste, è di aumentare la consapevolezza della loro importanza, di spingere sforzi locali, nazionali e internazionali e di organizzare campagne di messa a dimora di alberi e arbusti. “Esse svolgono un ruolo cruciale anche nella riduzione della povertà e nel raggiungimento di alcuni dei 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, Sdgs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite”, si legge nel documento. Secondo i biologi, ad esempio, ospitano oltre l’80% delle specie terrestri, animali e piante. Circa 1,6 miliardi di persone, di cui oltre 2.000 cultura indigene, dipendono dalle foreste per la loro sussistenza.
Tuttavia, rimarca il documento, i “molteplici ed inestimabili benefici ecologici, economici, sociali e sanitari”, non bastano a tutelarle. La deforestazione e la degradazione forestale continuano a un ritmo allarmante. La Fao rileva che circa il 30% delle terre emerse del pianeta è coperta da boschi, pari a quasi 4 miliardi di ettari. Il 2019, purtroppo, sarà ricordato perché sono stati distrutti 26 milioni di ettari di foreste: un patrimonio grande quanto il Regno Unito.
Eppure le foreste e, più in generale, gli ecosistemi naturali e semi-naturali rivestono un ruolo cruciale nella prevenzione delle malattie, Covid-19 incluso. Difatti, limitano l’esposizione e l’impatto agli agenti patogeni svolgendo un effetto diluente o tampone, limitando le possibilità di agenti patogeni della fauna selvatica alle persone.
Le minacce naturali e antropiche per le foreste
Oggi frequenza, intensità e durata di incendi, uragani, siccità, gelate e infestazioni di insetti minacciano foreste e patrimonio boschivo di tutto il mondo. In questo modo, come dimostrano le immagini di Cortina, le foreste non sono in grado di rallentare il deflusso superficiale delle acque e il dilavamento del suolo. In Europa, in particolare, dove ci sono 42 tipi di habitat forestali, la quasi totalità è minacciata dalle operazioni selvicolturali che sono promosse senza tenere conto della salute dell’ambiente. Le attività antropiche sono un pericolo anche perché determinano alterazioni idrologiche e acuiscono la portata dei cambiamenti climatici. L’Italia ha visto aumentare la propria superficie forestale da 5,6 a 11,1 milioni di ettari dal secondo dopoguerra ad oggi. Questo principalmente a causa dell’abbandono delle aree agricole marginali di collina e montagna. Anche se, per via del consumo di suolo e dell’espansione urbana e agricola in pianura, sono divenuti rari i boschi igrofili e ripariali.
Per riuscire a conservare una foresta, prosegue Ispra, è bene gestire le foreste secondo criteri di sostenibilità e ottenere le certificazioni del caso, come più volte scritto su Canale energia. Anche quelle peri-urbane o all’interno delle città vanno tutelate. Esistono le linee guida per la selvicoltura della Fao per garantire il trasferimento dei benefici e servizi, propri delle aree naturali, all’interno delle grandi e piccole città, che anche così diventano più vivibili. Il decreto Clima, recentemente approvato dal consiglio dei Ministri, vuole introdurre misure urgenti per gli adempimenti nazionali in ambito di normativa europea per la qualità dell’aria e di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici.
Invertire il processo di degrado
Leggi anche Con la gestione sostenibile dei boschi +28% di assorbimento di CO2
Dunque è possibile invertire i processi che hanno portato al degrado di una foresta e che consentono di ristabilirne composizione, struttura, produttività e funzionamento. I tempi, chiaramente, sono molto lunghi. Purtroppo, però, non si torna alla situazione iniziale, ma solo provare a limitare i danni. In Italia sono circa 8 milioni gli ettari che, secondo una ricerca del World resources institute, possono beneficiare di un aumento della diversità biologica e di un miglioramento del paesaggio grazie ad interventi a grande scala e a mosaico.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.