PagliaRiverMonteLabbro
LigaDue, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons https://commons.wikimedia.org/wiki/File:PagliaRiverMonteLabbro.JPG

La Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti ha approvato ieri la relazione sulla contaminazione da mercurio del fiume Paglia.

Mercurio nel fiume Paglia: l’origine dell’inquinamento è l’area del monte Amiata

Dal testo emerge come l’inquinamento abbia avuto origine nell’area del monte Amiata, in Toscana. In questa zona, si legge in una nota della commissione Rifiuti, “le miniere esaurite di cinabro, minerale da cui si ricavava il mercurio, e la sua stessa lavorazione, attiva per secoli fino al 1980, rappresentano le fonti di tale inquinamento. Nella zona, che da sola generava oltre l’11% della produzione mondiale di mercurio, l’attività mineraria e metallurgica potrebbe aver prodotto nel corso dei decenni fino a trentamila tonnellate di emissioni e residui di mercurio”.

Le bonifiche di Regione Toscana

“La Regione Toscana – aggiunge la commissione – ha svolto attività di bonifica. Ma su questo argomento si sconta uno scarso coordinamento tra normativa mineraria e normativa ambientale”.

L’inquinamento da Mercurio ha raggiunto anche il Tevere

“Secondo le informazioni e gli studi scientifici dell’università di Firenze acquisiti dalla Commissione – spiega la nota – attraverso il corso del fiume Paglia l’inquinante ha raggiunto anche il Tevere, in qualità di corso d’acqua recettore. E da qui potenzialmente il mar Tirreno. Ad oggi il mercurio risulta presente nell’ambiente in forma insolubile e di particolato. Quindi non nelle acque ma su sedimenti dei fiumi e nel suolo. Attualmente il flusso di mercurio lungo il Paglia è stimato in circa undici chilogrammi per anno”.

Contaminazione diffusa, ma “senza situazioni che facciano pensare ad un rischio immediato per la popolazione”

Dalle indagini della Commissione è emerso come la contaminazione sia “diffusa e difficilmente risolvibile tramite interventi di bonifica”. Tuttavia, precisa la commissione Rifiuti, “non vi sono, allo stato attuale delle conoscenze, situazioni che facciano pensare ad un rischio immediato per la popolazione. In particolare in considerazione della forma stabile assunta dal mercurio presente nell’ambiente. Vi sono tuttavia casi di trasferimento alla biosfera con potenziali contenuti anomali di mercurio nei pesci, mentre non vi sono evidenze di presenza di mercurio nei vegetali della zona”.

Vignaroli: “Contaminazione da Mercurio del fiume Paglia è questione di importanza nazionale”

“La contaminazione da mercurio del fiume Paglia  sottolinea in una nota il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroliè una questione di importanza nazionale. Non solo perché interessa ampi territori e un inquinante di per sé pericoloso per l’uomo e gli ecosistemi. Ma anche perché porta alla nostra attenzione il rischio che non si tratti di una situazione isolata nel nostro Paese. L’Italia ha alle spalle una lunga storia di attività mineraria. E la possibilità che le miniere esaurite abbiano lasciato in eredità anche contaminazioni al momento non note è concreta. Per questo nella sua relazione la Commissione ha invitato a un ruolo attivo il ministero dell’Ambiente e il Sistema nazionale di protezione ambientale. Intendo inoltre proporre alla Commissione di procedere a un esame delle norme sulle attività minerarie in rapporto a quelle in materia di tutela dell’ambiente. Con l’obiettivo di individuare le discrepanze e conciliarle più efficacemente”

Le raccomandazioni della commissione

La commissione ha poi incluso nella relazione una serie di raccomandazioni.

Monitoraggi sulle matrici ambientali

In primo luogo  viene affermata “la necessità di condurre monitoraggi e studi sistematici sulle matrici ambientali, la fauna e la flora per la verifica della penetrazione del mercurio sia negli ecosistemi, sia soprattutto nelle catene alimentari”.

Estendere monitoraggio ad aree costiere e marine

Bisogna inoltre estendere “il monitoraggio alle aree costiere e marine potenzialmente coinvolte. In tali attività, raccomandate in base al principio di precauzione e in un’ottica di minimizzazione del rischio, è necessario che le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente di Toscana, Umbria e Lazio, già impegnate in monitoraggi, siano accompagnate dall’intero Sistema nazionale di protezione ambientale”.

Promuovere un’iniziativa del minambiente su scala nazionale

La Commissione ritiene inoltre “necessario che il ministero dell’Ambiente assuma un’iniziativa su scala nazionale relativa al monitoraggio del fenomeno della contaminazione da mercurio e un ruolo maggiormente attivo rispetto alla condizione di inquinamento diffuso”.

La questione della geotermia

Un’altra questione affrontata dalla relazione della Commissione è stata quella della geotermia nell’area dell’Amiata. “Sulla base delle acquisizioni – si legge in nota – si deve ritenere che non vi siano prove di un concorso di tali attività all’inquinamento da mercurio del fiume Paglia, oggetto specifico dell’inchiesta della Commissione. Nondimeno, in termini più generali, la Commissione raccomanda che l’impatto ambientale di queste attività sia oggetto concorrente di ulteriore costante esame da parte delle autorità pubbliche. Nel rispetto del principio di precauzione anche in vista dell’eventuale ampliamento dello sfruttamento delle potenzialità produttive dell’area dell’Amiata”.


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