Per promuovere la sostenibilità nel comparto dell’agrifood, il prossimo quinquennio sarà cruciale. A sottolinearlo è, in una nota, Guido Barilla, presidente del gruppo Barilla e della fondazione Barilla. In occasione della presentazione del report “Fixing the business of food: how to align the agri-food sector with the Sdg”. Un lavoro frutto della collaborazione tra fondazione Barilla, l’UN Sustainable development solutions network (Sdsn), il Columbia center on sustainable investment (Ccsi) e il Santa Chiara lab dell’università di Siena (SCl).
Sostenibilità nel settore agrifoood, “I prossimi 5 anni decisivi”
“I prossimi cinque anni saranno cruciali perché dobbiamo portare a bordo quanti più produttori, fornitori e distributori possibili”, spiega in nota Guido Barilla, presidente del gruppo Barilla e della fondazione Barilla da sempre attiva per valorizzare la sostenibilità ambientale della filiera alimentare. “C’è però un grande rischio. Che molti dei nostri colleghi, molti altri attori del mondo delle imprese, percepiscano il cambiamento come un pericolo. E non abbiano il coraggio di agire davvero all’interno delle proprie aziende e di prendere decisioni (molto) difficili. Siamo in ritardo sull’Agenda 2030. Stiamo andando a rilento nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. E stiamo perdendo tempo nel razionalizzare i pericoli, nel ridurre i rischi dei cambiamenti climatici e dei problemi legati alla sostenibilità. Non possiamo permettercelo. Dobbiamo agire subito”.
Agrifood e sostenibilità, i numeri dell’Italia
Il settore agroalimentare italiano è il più grande tra quelli del nostro manifatturiero, con una produzione dal valore stimato in 113,7 miliardi di euro, quasi 56.000 imprese attive, circa 450.000 dipendenti e una forte vocazione all’export. Si parla di un settore fondamentale per la nostra economia, ma con un grande impatto sull’ambiente, col 7% delle emissioni di gas serra nazionali generate.
Dal sistema alimentare mondiale fino al 37% alle emissioni di gas serra
La situazione a livello globale è simile. Il sistema alimentare mondiale, dal campo alla tavola, contribuisce fino al 37% alle emissioni di gas serra. E usa il 70% di tutta l’acqua disponibile. “Un quadro che – spiega la nota di fondazione Barilla – impone investimenti importanti, peccato però che, nel mondo, al momento solo l’8% dei finanziamenti pubblici sia destinato al settore agroalimentare. Ecco perché, per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e rispettare gli Accordi di Parigi, sarà necessario ripensare il modo in cui il cibo viene prodotto e distribuito e a strategie finanziare nuove, che aiutino il settore agroalimentare a operare in una direzione più sostenibile”.
La strategia Farm to fork
“In tal senso – prosegue la nota- si muove la “Farm to fork strategy” della Commissione europea che punta sulla sostenibilità come strategia per proteggere la salute e il benessere delle persone e del pianeta e per rafforzare la competitività e la resilienza dei sistemi alimentari. Interventi che garantirebbero anche vantaggi economici, perché la stessa Commissione stima che sistemi alimentari sostenibili possano creare un nuovo valore economico per oltre 1,8 trilioni di euro”.
Timmermans: “Cibo ha enorme impatto sulla nostra salute”
“Il cibo che mangiamo ha un enorme impatto sulla nostra salute e su quella dell’ambiente. Le strategie Farm to fork e Biodiversity rappresentano il modello europeo per migliorare la nostra salute e per riequilibrare il nostro rapporto con la natura: la pandemia da Covid-19 sottolinea l’urgenza di questo sforzo. Con la legislazione, le misure soft e l’impegno delle imprese, lavoreremo per trasformare il cibo europeo nello standard globale di sostenibilità”, sottolinea in nota o Frans Timmermans, vice presidente esecutivo della Commissione europea.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.