Ogni anno sulle montagne più alte d’Italia in Valle d’Aosta si depositano 25 kg di plastica. Nelle nevi che ricoprono le vette si accumulano 80 milioni di microplastiche. Oltre queste ci sono fibre di cellulosa, di lana e di materiale non ben identificato per un totale di 200 milioni di particelle.
L’ulteriore conferma della presenza di microplastiche in alta quota arriva con i primi risultati delle analisi condotte dall’Arpa Valle d’Aosta in collaborazione con l’università degli studi di Milano.
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I campioni di nevi residue sono stati prelevati durante l’edizione 2019 del Tor des géants, famosissima manifestazione di corsa in montagna che si svolge in Valle d’Aosta. La neve dell’inverno e della primavera precedenti è stata prelevata in quattro siti: il rifugio Deffeys, nel comune di La Thuile ai piedi dell’omonimo ghiacciaio; il rifugio Miserin nel parco del monte Avic; il rifugio Cuney, il più alto delle Alte vie valdostane ad oltre 2600 metri di quota; e il col du Malatrà, a quasi 3.000 metri di altitudine al confine tra la Val Ferret e la valle del Gran San Bernardo.
A raccoglierli la Cooperativa Erica in collaborazione con lo European research institute, il Vda trailer, società organizzatrice del Tor des géants, e l’Associazione internazionale per la comunicazione ambientale (Aica).
La plastica sulle vette della Valle d’Aosta
I primi risultati sono stati pubblicati nel dossier intitolato “Nevica plastica”. In 8 litri di neve il 45% delle particelle è rappresentato da microplastiche, il 43% da fibre di cellulosa, il 2% da lana e per il 10% non è stato possibile arrivare ad un’identificazione univoca.
Guardando alle dimensioni, il 39% delle microplastiche è rappresentato da fibre o fili mentre il 61% ha una forma diversa. La maggior parte è grande circa 300 micron ed è bianco. È il polietilene il polimero maggiormente presente seguito da Pet, da Hdpe e dal poliestere. C’è poi del poliuretano che per la prima volta è stato individuato dai ricercatori.
Questi numeri probabilmente non offrono un quadro completo considerato che gran parte delle nevi, terminato l’inverno, si scioglie e rilascia particelle in torrenti e ruscelli che scendono a valle.
Uno scenario inimmaginabile
I risultati dimostrano che anche in quegli ambienti che per l’immaginario collettivo sono incontaminati si accumulano microplastiche. Come vi arrivano? “Attraverso il trasporto atmosferico o si originano in loco dalla degradazione dei rifiuti plastici ivi abbandonati e/o dalla usura dei capi tecnici o della attrezzatura di montagna”, commenta in una nota stampa Marco Parolini, professore associato e ricercatore di Ecologia al dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’università degli studi di Milano.
“Sembra impossibile che a quote molto alte si possano trovare tracce della nostra presenza”, rimarca Alessandra Nicoletti di Vda trailers e ricorda il proprio impegno “affinché il passaggio di tanti corridori e tanti escursionisti sui sentieri montani sia sempre meno impattante”.
“Continuo a correre testimoniando l’importanza di non buttare nulla a terra, ma al contrario se si vede qualcosa chinare la schiena e raccoglierlo”, conclude Roberto Cavallo, testimonial, promotore e ideatore dello studio che il 4 settembre partirà per la Keep clean and run for peace.
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