Nelle discariche italiane aumenta la quantità di rifiuti pericolosi e diminuisce quella totale. A dirlo i numeri del “Rapporto sul Recupero Energetico da Rifiuti Urbani in Italia 2014” realizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Nel 2012 sono 418, infatti, gli impianti che smaltiscono i rifiuti pericolosi (237 al nord, 66 al centro e 115 al sud) mentre “solo” 90 trattano le oltre 856 mila tonnellate di scarti speciali – soprattutto da costruzione e demolizione – con una flessione del 2,7% rispetto all’anno precedente. Segno negativo anche per la produzione totale di rifiuti con un -2,1% e un calo da 137,2 a 134,4 milioni di tonnellate.
Interessante, poi, analizzare la composizione degli scarti: oltre il 40% del totale dei rifiuti pericolosi, pari a 3,7 milioni di tonnellate, proviene dal settore manifatturiero; il 26,9% dal trattamento rifiuti; il 19,8% da commercio e trasporti. Per questi l’operazione più diffusa è il riciclo dei metalli e dei composti metallici che consente di recuperare 29,1% degli scarti, ovvero 546 mila tonnellate.
Momento delicato per l’Italia che è stata multata dalla Corte di Giustizia europea a causa del mancato adempimento alle direttive comuniarie nella gestione dei rifiuti.
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