Si è conclusa il 17 luglio la missione internazionale Atl2Med, sono arrivate infatti a Trieste le due Saildrone, imbarcazioni a impatto zero. La loro funzione era il monitoraggio degli oceani volto a valutare gli effetti dei cambiamenti climatici. La navigazione è partita dalle Canarie e ha percorso circa 27000 chilometri.
Missione internazionale Atl2Med, i promotori
“La missione Atl2Med è frutto della collaborazione tra l’azienda che ha sviluppato e produce i Saildrone, l’Oceanic thematic centre (Otc) inserita nel network internazionale Icos e 12 istituti di ricerca di 7 diversi Paesi”, spiega in nota Vanessa Cardin, ricercatrice dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e coordinatrice della partecipazione di Ogs alla missione. “E’ un enorme sforzo internazionale che ha permesso di gestire la complessità dell’organizzazione, del viaggio, della raccolta e dell’integrazione dei dati”, aggiunge.
Cosa sono i Salerdone della missione Internazionale Atl2Med
Ma cos’è nello specifico un Salidrone? Si tratta di un veicolo di superficie senza pilota (Usv) che combina la tecnologia di propulsione a energia eolica e sensori meteorologici e oceanografici a energia solare per eseguire missioni autonome di raccolta dati a lungo raggio. Anche negli ambienti oceanici più difficili.
Raccolta dati su emissioni di CO2
“Grazie alla collaborazione con Ogs, i Saildrone hanno completato diversi obiettivi nel Tirreno e nel mare Adriatico” spiega in nota Cardin. “Hanno raccolto dati sulle potenziali emissioni di CO2 in un’area ad attività vulcanica intorno alle isole Eolie prima di circumnavigare la Sicilia ed entrare nel mare Adriatico attraverso lo stretto di Otranto. In Adriatico sono passati nell’area della stazione oceanografica gestita da Ogs, E2M3A, posizionata nella fossa dell’Adriatico meridionale” precisa.
Informazioni su scambi di gas acqua – aria
Inoltre ai dati raccolti dai Saildrone, si aggiungono quelli rilevati delle stazioni oceanografiche e le rilevazioni acquisite dai glider. Parametri che verranno confrontati per scattare una fotografia degli oceani. E che permetteranno di ottenere informazioni preziose soprattutto sugli scambi di gas all’interfaccia acqua aria, soprattutto per la CO2.
Il contributo del Cnr al progetto
“Il Cnr partecipa al progetto mettendo a disposizione i dati raccolti in continuo dalle due stazioni fisse Ploma (Ismar), situata nel centro del golfo di Trieste, e W1M3A (Ias), situata nel mar Tirreno vicino al “Santuario dei cetacei”, che fanno entrambe parte della componente marina del network Icos. “Viene messa a disposizione anche l’esperienza acquisita dai suoi ricercatori nell’analisi del sistema del carbonio inorganico marino secondo protocolli internazionali e nell’interpretazione dei dati”, afferma in nota Anna Luchetta, ricercatrice Ismar responsabile della stazione Paloma per Icos.
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