Ammonterebbero a circa 20.000 le tonnellate di combustibile diesel e lubrificanti che si sono riversate lungo dei fiumi artici Daldykan e Ambarnaya nel Krasnoyarsk del danno ambientale in Siberia. L’incidente sembra sia stato causato dal cedimento di un pilone che sorreggeva il serbatoio di emergenza come riporta il ministro delle Emergenze Yevgeny Zinichev in video conferenza ieri con il presidente russo Vladmir Putin. L’impianto teatro del danno ambientale è della Norilsk nickel in una centrale elettrica vicino a Norilsk, oltre il circolo polare artico.
Il ministro delle Emergenze nella video conferenza ha dichiarato “Attualmente sono state raccolte 100 tonnellate di prodotti petroliferi e suolo contaminato. Naturalmente, il problema urgente è la loro eliminazione.”
La gestione dell’emergenza
Il capo del Cremlino nei giorni scorsi sembra aver fortemente criticato l’azienda per non aver tempestivamente avvisato dell’incidente. Il danno ambientale in Siberia sarebbe accaduto il 29 maggio, mentre come conferma il ministro Zinichev: “Le unità del ministero delle Emergenze hanno ricevuto informazioni sull’emergenza tramite il servizio di spedizione di servizio unificato solo il 31 maggio”. Da allora è stato formato un gruppo di esperti per la gestione dell’emergenza, ma secondo quanto riferito dal ministro per le Emergenze, vista la misura del danno “il gruppo dovrebbe essere ampliato”. Putin ha dichiarato lo Stato di emergenza
Meeting on cleaning up a fuel leak in the Krasnoyarsk Territory: the accident’s causes and current developments https://t.co/KliAeFdD8i pic.twitter.com/TsIdPPJmzj
— President of Russia (@KremlinRussia_E) June 3, 2020
Il commento degli ambientalisti
Il fiume giallo ha mosso la protesta degli ambientalisti. Greenpeace Russia considera il danno ambientale avvenuto in Siberia “uno dei più grandi incidenti petroliferi nell’Artico”. Secondo l’associazione ambientalista “Il governo russo deve riconsiderare l’attuale modello di economia basato sui combustibili fossili e sull’abuso della natura”.
L’Associazione insieme ad altre ong russe ha elaborato un recovery plan verde che guarda anche alla ripresa dopo il Covid-19. Il timore è che la crisi portata dalla pandemia attenui ulteriormente le scelte sostenibili del Cremilino.
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