Il settore della moda in Italia vale 71,7 miliardi di euro, l’1,2% del Pil nazionale, e dà lavoro a 366 mila dipendenti. Pochi numeri che danno l’idea del valore e del peso del comparto, nel nostro Paese e nel resto del mondo. Motivo per cui i grandi brand del lusso e della moda già promuovono azioni di riduzione del proprio impatto ambientale.
“Stiamo entrando in una nuova era di impegno aziendale. Come imprese, abbiamo la responsabilità di affrontare la realtà del cambiamento climatico globale, la crisi della biodiversità, e di individuare i mezzi per amplificare gli sforzi di conservazione e ripristino del patrimonio naturale mitigando al contempo il cambiamento climatico”. È l’incipit della lettera rivolta da Marco Bizzarri, presidente e ceo di Gucci, a tutti i ceo della moda, e non solo, per spingerli a intraprendere azioni di sostenibilità.
Lo scorso settembre il noto marchio ha dichiarato di sostenere i progetti Redd+ che supportano la conservazione delle foreste in Perù, Kenya e Indonesia. Vuole così compensare annualmente tutte le emissioni di gas serra generate dalle proprie attività e da quelle dell’intera filiera. Il supporto a questi progetti, prosegue Bizzarri nella lettera, “non solo contribuisce a invertire le curve della perdita di biodiversità e dei cambiamenti climatici attraverso la protezione e il ripristino di foreste di importanza fondamentale in tutto il mondo, ma allo stesso tempo giova anche ai mezzi di sussistenza delle comunità locali”.
Nell’ottica di completa trasparenza, l’azienda ha deciso di rendicontare le emissioni di gas serra, il consumo di acqua, l’inquinamento idrico e atmosferico, lo sfruttamento del territorio e la produzione dei rifiuti lungo tutta la filiera, attraverso il conto economico ambientale “Environmental profit and loss” (Ep&l). È stata la prima a pubblicare nel 2017 il proprio Ep&L e ad adottarne una versione personalizzata tramite il sito Gucci equilibrium. Lo strumento è utile anche a misurare i progressi compiuti: dal 2015 al 2018 ha rilevato una riduzione di 440,125 tonnellate di CO2, pari al 16%, a fronte della crescita registrata. E Gucci punta a raggiungere il 40% entro il 2025.
Prestazioni ambientali delle sedi
Le prestazioni ambientali annuali di uffici, negozi e magazzini di tutto il mondo, riportate nel rapporto annuale di Kering e dei suoi brand, mostrano che gli impatti più significativi riguardano i consumi energetici e idrici. Per questo Gucci ha adottato tecnologie per evitare gli sprechi e ridurre la spesa nelle proprie sedi. In quelle di recente costruzione di Milano Mecenate e Firenze artlab, certificate Leed Gold, sono stati installati sistemi avanzati di gestione degli impianti per misurare il consumo nei sistemi di illuminazione, riscaldamento e condizionamento, sia nelle singole macchine che nelle singole zone degli edifici. Diversi negozi in Europa e altre sedi Corporate in Italia hanno adottato sistemi Bms per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei consumi energetici. A livello globale il consumo di acqua è calato del 30% e di energia del 15% nel 2018 rispetto all’anno precedente. Senza dimenticare che dal 2018 l’azienda acquista solo energia verde. In quell’anno il 35% dell’energia è stata acquistata tramite certificati, mentre il 32% è acquistata direttamente da fornitori di energia verde. Se nel 2018 l’azienda ha usato il 67% di energia verde, risparmiando all’atmosfera 45.800 tonnellate di CO2, nel 2019 ha raggiunto l’83%. Il tutto grazie anche a impianti installati in sito.
Il recupero di materie prime
Il mondo della moda è poi sempre più attento al recupero di materie prime. Ne è un esempio la strategia, ormai decennale, di Gucci improntata sul miglioramento dell’approvvigionamento e dell’uso. Traccia e ricicla il palladio e l’oro usati per la copertura degli accessori: nel 2018 il 27% dell’oro e il 66% del palladio provenivano da fonte responsabile e riciclata. Le otto concerie che nel 2018 hanno aderito all’iniziativa Gucci scrap-less, per la riduzione del consumo di acqua, energia e sostanze chimiche legate alla produzione della pelle, hanno risparmiato 843.000 kW, 10 milioni di litri di acqua e reflui di processo, 145 tonnellate di prodotti chimici di cui 28 tonnellate di cromo e 66 tonnellate di scarti di pelle. Per un totale di 3.400 tonnellate di CO2 evitate.
L’impegno profuso a vincere questa sfida, assicura il ceo di Gucci, garantirà benefici diretti per la biodiversità e le comunità locali e aiuterà a costruire un sistema internazionale di misura delle emissioni di gas a effetto serra. I primi ad aderire sono stati il sito di vendita The RealReal, Lavazza e la produttrice multinazionale di software Sap.
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