Ricerca sul campo, è il caso di dirlo anche se in questo caso il campo è una vigna per rispettare il suolo. È l’approccio che sta adottando la cantina Monteverro, in provincia di Grosseto, per ottenere una produzione vitivinicola che non impatta sulla ricchezza del suolo.
“Lavoriamo da 2 anni sullo studio della biodiversità presente nel nostro vigneto, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach (San Michele All’Adige), con l’idea di praticare un’agricoltura, dove possibile, sempre più virtuosa”, spiega in una nota Matthieu Taunay, l’enologo della Cantina capalbiese.
L’azienda ha “caratterizzato e catalogato tutta la diversità di flora presente, inerbimento naturale o sovesci”. Ottenendo una conoscenza delle piante “bioindicatrici”, in grado cioè di aiutare a comprendere “la struttura, la composizione e le diversità” dei terreni.
Vita biologica del suolo
L’analisi si è spinta anche oltre, guardando alla vita biologica del suolo. Analisi effettuata grazie all’indice Qbs-ar, acronimo di “Qualità biologica del suolo: artropodi”.
I microartropodi presenti nel terreno sono le varie famiglie di: insetti, aracnidi, miriapodi, crostacei
“Alla base di questo indice c’è il concetto di forma biologica: indica il grado di adattamento anatomico di un organismo alla vita nel suolo. Se l’ecosistema suolo non è disturbato da attività antropiche, tenderanno a essere presenti molti gruppi particolarmente adattati alla vita in questo ambiente. Al contrario, se il suolo viene “turbato” e subisce degli impatti, i gruppi più adattati al suolo tenderanno a scomparire e resteranno solo quelli meno adattati”, spiega Simone Salamone, agronomo della Tenuta.
La presenza e/o assenza di tali organismi rappresenta un indicatore del livello di disturbo del suolo, della sua vitalità.
Qbs-ar della tenuta ha raggiunto un valore uguale a quello che si potrebbe trovare nel suolo di un bosco ovvero un terreno pressoché incolto, vergine e “vivo”. Un risultato importante su terreni coltivati.
“Nei nostri terreni sono stati rilevati gruppi di organismi che raramente riescono a vivere in suoli agricoli coltivati”, afferma in una nota Matthieu Taunay. “Su centinaia di terreni vitivinicoli analizzati dall’Università, quelli di Monteverro, risultano in assoluto tra i più vitali”.
“Questi studi vanno ripetuti regolarmente su un periodo di diversi anni affinché possano essere validati”, conclude Taunay. “Per poter verificare che i risultati rilevati non siano occasionali. Ci sono alcuni elementi, come le variazioni stagionali (piogge, temperature…) che hanno un impatto importante sullo sviluppo delle piante e sulla vita degli insetti”. Intanto prosegue il processo di certificazione biologica di cui questo studio è solo uno degli elementi di una visione molto più amplia del concetto di sostenibilità nella coltura vitivinicola.
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