Rifiuti: è ora di chiudere il cerchio

Waste1Italia avanti nell’innovazione tecnologica, ma poi … Il nuovo numero di e7

Quello dei rifiuti resta uno dei temi più controversi del nostro Paese, accompagnato da un paradosso singolare: la coesistenza di problemi e soluzioni, in assenza di una strada condivisa per metterli in una corretta relazione.

La nota gerarchia dei rifiuti europea, nata con la Direttiva di settore del 2008, stabilisce la logica da mettere in pratica, con le rispettive priorità d’impiego. Allo stesso tempo, non mancano neanche le tecnologie e i sistemi di riferimento, che in quanto a innovazione vedono spesso proprio l’Italia tra i Paesi più performanti.

Una delle difficoltà di partenza – si sottolinea in un articolo su e7, il settimanale di QE – sta nel panorama particolarmente eterogeneo per quanto riguarda la gestione dei rifiuti non solo in Europa, ma già all’interno della stessa Italia, con una scarsa propensione a istituire best practice replicabili, e con un’estrema facilità nel creare correnti di pensiero spesso prive di fondamenta scientifiche.

Ne è consapevole l’associazione Amici della Terra – che il prossimo 6 ottobre a Milano terrà una conferenza nazionale sui rifiuti dal titolo: “Chiudere il cerchio” – da anni impegnata sul tema. Come sottolineato dal presidente Rosa Filippini, “abbiamo cominciato a organizzare questo evento sei mesi fa, spaventati dalla realtà romana che non è in grado di provvedere ai propri rifiuti”. Un’emergenza di oggi che richiama l’operato del passato: “Già 20 anni fa – prosegue Filippini – avevamo messo in guardia dal trattare il tema su base ideologica, con atteggiamenti errati e non in linea con l’Europa, ad esempio demonizzando il recupero energetico”. Allora come oggi “sulla base dei dati, si poteva vedere chiaramente che i Paesi che meglio riuscivano a recuperare più risorse in materia di rifiuti erano gli stessi che recuperavano anche in energia”.

Passati 20 anni si constata invece un ampio ricorso alla discarica in Italia che, anzi, “nel frattempo ne ha anche esaurite molte mentre le preoccupazioni delle popolazioni sono cresciute. Non solo, si è creato un fortissimo divario tra sud e nord del nostro Paese. In tutto il Nord la tematica dei rifiuti urbani è stata affrontata e si sono moltiplicati attività come: differenziata, riciclo, recupero, soluzioni tecnologiche, impianti di smaltimento e recupero. Da Roma in giù, e in qualche caso con carenze anche in Umbria o in parte della Toscana, si è preferito non provvedere sulla base di alibi ideologici”, come nel caso del noto slogan: “Rifiuti zero”.

“Abbiamo comparato i dati sulla gestione rifiuti nei vari Paesi europei – dice a sua volta Marco Franceschini di Ref-E (realtà impegnata nello studio e nell’analisi del comparto) – interrogandoci su quale sia il ruolo dei vari modelli per giungere agli obiettivi che l’Europa ci dà. Inoltre, facendo riferimento al nostro Osservatorio energia, portiamo avanti lo studio della pianificazione regionale in materia di rifiuti, capendo se queste realtà territoriali stanno prendendo direzioni differenti”. In quest’ultimo senso le tendenze sono divise “tra chi sceglie di regolamentare maggiormente il settore e chi lascia più spazio al mercato”.

Guardando ai dati europei, “si conferma una situazione variegata nella gestione dei rifiuti urbani, con Paesi virtuosi dove le politiche hanno cancellato o quasi il ricorso alla discarica, valorizzando invece il riciclaggio e anche il recupero di energia”.

Occorre però considerare che nella prospettiva 2030 “s’intende massimizzare ulteriormente il recupero di materia – spiega l’esperto di Ref-e – con un possibile obiettivo in discussione al 70% – se non oltre -, mentre il restante 30% potrà essere oggetto di altre forme di trattamento alternative alla discarica, come a esempio la termovalorizzazione. In questo senso c’è poi da considerare che evolvono anche la tecnologia e le modalità di recupero energetico, ad esempio per la frazione organica con la produzione di biogas e biometano”.

Alla luce di ciò, ci si chiede che modello si adotterà nei Paesi meno virtuosi e in realtà come l’Italia, che si collocano in una posizione intermedia tra avanzati “ritardatari”. “In Europa le future scelte in materia di rifiuti dovranno tener conto anche di considerazioni circa l’efficienza complessiva del sistema di gestione, con una doppia prospettiva per coloro che sono in ritardo: sviluppare impianti propri o avvalersi della capacità di smaltimento  per le eccedenza nelle realtà virtuose”.

Tante strade per altrettante soluzioni a un problema che, al momento, nell’immaginario collettivo sembra ancora senza via d’uscita.

Sul numero in uscita del settimanale, oltre alle consuete rubriche, anche un servizio sulla mobilità sostenibile a Roma; un’intervista a Jacopo Nardi, direttore commerciale Centro sviluppo materiali e un colloquio sul progetto sperimentale di Agsm Distribuzione su telettura e tele gestione gas con il direttore operativo, Paolo Dall’O’.

Leggi l’ultimo numero di e7 Mobilità sostenibile, le sfide della Capitale. Tu hai mai preso il pullman?


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