Un team di scienziati del Princeton Plasma Physics Laboratory ha messo a punto – e sta attualmente testando – una nuova tecnica per monitorare e tracciare le reazioni del processo di fusione nucleare, con l’obiettivo si analizzarle su scala più ampia rispetto a prima. Un’operazione che permetterebbe di individuare il plasma instabile prima che possa danneggiare la reazione di fusione.
Il principio su cui si basa la tecnica
Questo nuovo metodo, oggetto di un articolo pubblicato sulla rivista Plasma Physics and Controlled Fusion, permetterebbe di avere a disposizione informazioni importanti su temperatura, stabilità del plasma e sullo stato del campo magnetico.
Un sistema per controllare l’effetto Thompson
I ricercatori dell’Istituto di ricerca sulle informazioni aerospaziali dell’Accademia delle scienze cinese e dell’Università della Scienza e della tecnologia della Cina (USTC) hanno invece testato un loro nuovo sistema diagnostico per valutare la stabilita della reazione di fusione focalizzandosi sulla dispersione della luce laser dagli elettroni nel plasma, nota come diffusione di Thomson. Questa nuova tecnica sfrutta raggi laser della frequenza di 200 Hz e energia di impulso di 1,5 Joule ciascuno come fonte di radiazione intensa per la dispersione. In questo modo si riesce a ottenere un rilevamento accurato della temperatura dell’elettrone inferiore a 5 elettronvolt. Tra i vantaggi della tecnologia c’è una risposta temporale due volte più veloce di quella di un sistema convenzionale.
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