La pubblicazione della versione in lingua italiana della norma ISO 50001, di alcuni giorni fa, a distanza di quasi un anno dall’emanazione, è un’occasione utile per riesaminarne i contenuti e, allo stesso tempo, darne visibilità soprattutto in favore di coloro che ancora non l’hanno attuata o non se ne sono serviti.
Lo standard internazionale ISO 50001 del 2018, già approvato dal Cen in agosto e ratificata dall’Uni in settembre 2018, definisce i requisiti per l’implementazione, il mantenimento e il miglioramento di un sistema di gestione dell’energia (Sge) e sostituisce la prima edizione del 2011.
La norma non è stata revisionata per presenza di errori nella precedente edizione, ma perché fosse allineata alle ultime stesure degli Standard correlati, sicurezza ISO 9001, ambiente ISO 14001, etc. e per definire, nel complesso, una struttura di alto livello con definizioni armonizzate e corpo identico che arricchiscano l’economia del testo.
Allo stesso tempo, sono state introdotte alcune novità e, fra quelle rilevanti, val la pena citare l’introduzione di nuove definizioni e il generale riordino.
Il riordino della norma
Un esempio è quello relativo alla “normalizzazione” dei dati rispetto alle variabili pertinenti: tale concetto era già in uso (secondo la precedente versione), ma poco conosciuto e recepito, probabilmente per il particolare carattere matematico/statistico dei modelli necessari.
Altro elemento di notevole interesse è quello relativo all’analisi energetica e soprattutto alla prestazione energetica. Questa, come noto, costituisce l’elemento chiave e ricorrente nei concetti fondanti e nello sviluppo della norma e del Sge ed è strettamente legata all’efficienza, agli usi ed al consumo energetico.
Appare chiara, a tal proposito, la necessità di rimando alle altre norme dalla famiglia ISO 500XX che compartecipano nella guida alla più corretta attuazione e al mantenimento del SGE, tanto più ove se ne voglia perseguire la certificazione.
Criticità nel passaggio alla nuova stesura
Rimangono a mio avviso alcune ombre nel passaggio dalla vecchia alla nuova stesura, in relazione a concetti che erano stati metabolizzati, anche con una certa difficoltà, ed ora rimessi in discussione. Il riferimento è, per esempio, agli aspetti del ciclo Pdca che, nella versione 2011, era avviato da una fase preparatoria seguita da un ciclo reiterato di verifica (checking) e un “occasionale” riesame. Il nuovo contesto prevede invece un unico iterato ciclo onnicomprensivo.
Un ulteriore elemento di criticità risiede nella definizione di variabili pertinenti (relevant variables) e nella confusione che, da esse, può nascere in quella che dovrebbe essere una netta e inequivocabile distinzione tra consumo e prestazione. Tali variabili, per come definite, potrebbero influenzare non necessariamente la prestazione ma solamente il consumo e ciò costituirebbe una contraddizione rispetto agli obiettivi della norma stessa e determinerebbe una visione errata della prestazione energetica che, si chiarisce e sottolinea, è il “risultato misurabile (rispetto a obiettivi e traguardi) relativo all’efficienza energetica, all’uso dell’energia e al consumo energetico”.
In conclusione, è auspicabile un approccio all’utilizzo della Norma ponderato e sapiente, che sia non esclusivamente rispettoso degli aspetti formali ma frutto di adeguate riflessioni e di atteggiamenti operativi di implementazione oltre che logistici.
La tematica relativa alla prestazione energetica è assai rilevante e inquadrata anche nello Standard europeo EN 16247 Energy Audits. Seguiranno aggiornamenti.
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