La canapa è una pianta che offre una serie di vantaggi ambientali in diversi settori: tessile, edilizio, energetico e agricolo. Per quanto riguarda quest’ultimo ambito due sono, in particolare, i principali benefici: da una parte la riduzione dell’uso di pesticidi e diserbanti; dall’altra la possibilità di sfruttare questa coltura per bonificare i terreni dai metalli pesanti come piombo, zinco, rame, e cadmio. Di quest’aspetto, ancora non abbastanza noto, abbiamo parlato con Romano Giovanardi, già professore ordinario di Agronomia generale e Coltivazioni erbacee presso l’Università degli studi di Udine, che ha studiato la questione nel corso della sua carriera accademica.
Quali caratteristiche rendono la canapa particolarmente efficiente per la bonifica dei terreni?
La canapa, come ampiamente documentato nella letteratura scientifica, non è una pianta iperaccumulatrice di metalli pesanti, ma è capace di assorbirli in modo efficace. Di solito le piante iperaccumulatrici hanno uno sviluppo vegetativo molto modesto e spesso non consentono un uso alternativo delle componenti della biomassa prodotta in altre filiere. La canapa invece non solo è più performante dal punto di vista produttivo, ma può essere utilizzata in diversi ambiti compatibili: principalmente per alcuni usi industriali e per la produzione di energia.
Nello specifico grazie a quali meccanismi questa pianta riesce ad assorbire gli inquinanti?
Facciamo una premessa. Qualsiasi pianta, per poter assorbire degli elementi, ha bisogno che essi siano presenti in fase solubile nella soluzione circolante del terreno. Metalli come il nickel, il piombo, il cadmio e lo zinco sono presenti in fase solubile solo in piccole quantità e possono essere assorbiti dalle piante grazie al loro potenziale di assorbimento (specifico di ciascuna specie vegetale) che viene contrastato dalle forze di “trattenuta” del terreno. Nello specifico le piante sono dotate di una membrana cellulare semipermeabile che sfrutta una “forza” per portare all’interno gli elementi, tra cui anche la sostanza circolante e i metalli pesanti contenuti in essa. Questa forza è abbastanza elevata nel caso della canapa e risulta particolarmente efficace nell’opporsi alle “forze di trattenuta” del terreno, che agiscono in direzione contraria.
Questa particolare efficacia della canapa a competere con le “forze di trattenuta” del terreno a quali caratteristiche fisiche è legata?
La canapa si caratterizza soprattutto per avere un apparato radicale molto sviluppato e profondo, associato a un’ampia superficie radicale assorbente per unità di volume del terreno. Una caratteristica in grado di conferirle un’elevata capacità di assorbimento (idrico/nutrizionale), superiore ad altre specie e tale da renderla più idonea per la bonifica di siti inquinati da metalli pesanti.
Quali elementi bisogna valutare per massimizzare i risultati di bonifica?
Occorre innanzitutto effettuare una corretta scelta del genotipo e della tecnica colturale da utilizzare. Inoltre è bene prestare molta attenzione all’epoca ottimale di raccolta del prodotto e alla gestione dei residui colturali. Attualmente è in atto un’intensa attività di miglioramento genetico della specie che permetterà di disporre di colture sempre più adatte alle varie utilizzazioni del prodotto e alle varie condizioni ambientali in cui si dovrà operare. Sono sempre di più i ricercatori che, tra le varie utilizzazioni della canapa, concordano sul possibile impiego complementare di questa pianta in vari ambiti, tra cui la fitoestrazione di metalli pesanti.
Quali tecniche, una volta che si procede alla raccolta, permettono di potenziare l’effetto di bonifica sul terreno?
Oltre alla gestione agronomica corretta della coltura, che è un elemento fondamentale, si potrebbero mettere in atto due principali strategie: l’asportazione dell’intera pianta (eseguita al termine del processo di assorbimento degli inquinanti) o l’asportazione dei soli fusti. Asportando l’intera pianta la quantità di metalli pesanti che può essere fisicamente eliminata è maggiore, soprattutto per il contributo delle foglie. Se invece si sceglie di asportare solo i fusti, l’aspetto positivo è legato principalmente al fatto che essi possono trovare un possibile impiego nei settori industriale ed energetico. In tutti i casi va considerato non irrilevante anche il contributo alla bonifica dei terreni da parte dei residui colturali destinati all’interramento, specialmente in ambienti caratterizzati da una lenta mineralizzazione di queste componenti della pianta. Si tratta di un vantaggio in termini di protezione delle falde idriche (freatiche e artesiane) dall’inquinamento dovuto al trasporto in fase solubile dei metalli presenti nella soluzione circolante.
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