La protezione dei mari e degli oceani è un tema complesso. A partire dall’estrazione delle risorse in acque profonde: “Non ci sono prove evidenti degli effetti sull’ecosistema marino del deep mining, l’estrazione in profondità di minerali pregiati”, spiega Fernando Ferri del Centro nazionale delle ricerche (Cnr) coordinatore del progetto europeo Marina, che si concluderà ad aprile. “Questa è una delle problematiche su cui nell’ambito del progetto Marina abbiamo lavorato e su cui il consorzio dell’iniziativa continuerà a concentrarsi”. Il richiamo all’airgun è netto. Altrettanto lo è quello al “problema della giurisdizione”, per capire chi può e deve agire in acque profonde, e alla “valutazione dell’incidenza del comportamento individuale sulle acque di mari e oceani”.
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Gli eventi conclusivi del progetto, l’ultimo il 25 marzo a Bruxelles, stanno raccogliendo largo consenso dai rappresentanti della Commissione e del Parlamento europei. Sono utili momenti di confronto sul tema, rimarca Ferri, per la stesura e l’adozione di un Manifesto contenente la strategia di medio periodo da adottare per tutelare gli oceani.
Con l’intento di promuovere la partecipazione responsabile di tutti i cittadini, Marina, finanziata con 3 milioni di euro dal programma quadro Horizon 2020, ha portato anche alla stesura di una roadmap per la ricerca e l’innovazione responsabile, alla promozione di una exhibition itinerante di workshop, e, soprattutto, all’adozione di una piattaforma: “A differenza di altri progetti europei, questa piattaforma non prevede solo la condivisione di dati ma il confronto collaborativo tra tutti i soggetti coinvolti nella tutela delle acque”.
Con Marina sono due le metodologie sviluppate per orientare la partecipazione responsabile dei cittadini: “Una metodologia è stata elaborata per organizzare e analizzare gli aspetti legati alla ricerca e all’innovazione responsabile emersi durante i workshop partecipativi, i Mobilization and mutual learning workshop. Un’altra per il cambiamento istituzionale e per la definizione del processo di inserimento del concetto di ricerca e innovazione responsabile”. Interessante, su quest’ultimo punto, tenere conto dell’uguaglianza di genere, della governance, del coinvolgimento pubblico, dell’apertura della scienza che, evidenzia Ferri, rappresentano “aspetti per cui la ricerca si può definire etica e responsabile”.
Perno del progetto il citizen engagement: “Vogliamo accrescere la consapevolezza nel cittadino così che abbia coscienza dell’impatto delle proprie azioni e sia stimolato a rispettare le risorse del pianeta – precisa il ricercatore – Molti problemi sono risolvibili solo con una consapevolezza generalizzata”. Incluso quello della presenza di plastiche e microplastiche in acqua.
Il lavoro non si ferma qui. Il problema maggiore per la Commissione europea è la scarsa influenza su tutti i paesi europei, prosegue Ferri. Di contro “da oltreoceano sono stati introdotti i SDGs”. Il consorzio sta presentando altri progetti per non perdere l’eredità di Marina 2020, stimolare la crescita blu sostenibile stimolando nuove integrazioni. Tra questi gli #OceanDialogues2019, evento promosso congiuntamente dai promotori dei progetti Marina e ResponSEAble, che stimolano al cambiamento e alla condivisione di responsabilità i cittadini di tutto il mondo.
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