Il “Decreto Semplificazione” varato il 12 dicembre non contiene le disposizioni utili a risolvere il problema del blocco delle autorizzazioni degli impianti di riciclo per trasformare dei rifiuti in risorse. L’elemento autorizzativo è centrale per la ri-immissione nel mercato di materiali recuperati dai rifiuti e riutilizzabili come materie “prime seconde”, noto anche come “End of Waste”: la base dell’economia circolare, .
Il problema lo evidenzia in una nota UNICIRCULAR, Unione Imprese dell’Economia Circolare, che della battaglia per l’End of Waste ha fatto la propria bandiera ormai da mesi.
“Ad oggi i criteri nazionali ed europei End of Waste coprono solo alcune, limitate, categorie di rifiuti quindi se non si pone rimedio a questa lacuna normativa con una norma “ponte” che consenta alle regioni di fissarli in via provvisoria con le autorizzazioni si rischia, considerata l’emergenza impiantistica in cui ci troviamo – aggravata dai roghi sempre più frequenti – di compromettere irreparabilmente non solo il settore del riciclo, ma l’intero ciclo della gestione dei rifiuti, con gravi danni per tutta la collettività” afferma nella nota Andrea Fluttero – Presidente FISE UNICIRCULAR.
Il blocco normativo
Dallo scorso febbraio una sentenza del Consiglio di Stato impedisce il rinnovo delle autorizzazioni esistenti degli impianti di riciclo, o il rilascio di nuove, per la mancanza di norme di riferimento nazionali o europee.
Il dibattito sulle materie prime seconde e la strategicità industriale e ambientale di renderle un elemento centrale dell’economia di produzione nazionale e mondiale va avanti da mesi.
Emblematico e, sempre portato da esempio, il caso dei pannolini e assorbenti igienici di cui l’Italia vanta un brevetto invidiabile a livello mondiale e la cui normativa blocca lo sviluppo industriale, ma non è il solo.
Riciclo del materiale plastico del tetrapack, recupero di elementi quotidiani tra i più disparati, possono favorire il rilancio industriale di un continente in cui scarseggiano le materie prime, ma non i consumi. Per non parlare del danno ambientale di non saper far buon uso dei materiali finiti del nostro pianeta.
Una scelta che a pochi giorni dal lancio della Piattaforma italiana per l’Economia circolare (ICESP) di cui Enea è coordinatore, duplicato della gemella iniziativa di taglio europeo ECESP European Circular Economy Stakeholder Platform di cui sempre l’Enea è l’unico rappresentante per l’Italia delude.
“A questo punto, occorre inserire in fase di conversione o in altro provvedimento un emendamento che, sia pure nel rispetto dell’esigenza di assicurare uniformità di comportamenti da parte della pubblica amministrazione, consenta il proseguimento dell’attività degli impianti di riciclo e quindi il rilascio delle autorizzazioni almeno fino alla definizione degli eventuali indirizzi del governo centrale“, conclude Fluttero.
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