Nel 2017 il tasso di mobilità degli italiani ha registrato un trend di crescita. Circa l’85% dei nostri connazionali ha effettuato in media almeno uno spostamento in un giorno feriale, un dato in aumento rispetto all’83,6% del 2016. È quanto emerso da un’elaborazione realizzata da Federpneus (Associazione Nazionale Rivenditori Specialisti di Pneumatici) che ha usato come fonte i dati Isfort. Ma quali risvolti può avere un trend di questo tipo sul settore degli pneumatici? E come questo scenario si combina con il crescente sviluppo della sharing mobility e con le sfide poste dall’economia circolare? Di questi temi abbiamo discusso con Renzo Servadei, segretario generale di Federpneus, che ha tracciato un quadro del comparto evidenziando i punti chiave di un approccio green e incentrato su efficienza e riciclo.
Come va interpretato questo trend di crescita nella mobilità e in particolare quali sono gli elementi che caratterizzano l’uso dell’auto nel nostro Paese? Qual è il peso degli spostamenti tramite auto?
“C’è uno zoccolo duro di utenti che continuerà ad avere bisogno in maniera rilevante della macchina per le necessità quotidiane. Questo trend di crescita registrato dai dati della mobilità va interpretato tenendo conto anche di questi elementi”
Faccio una premessa, il tema della mobilita è una questione che va affrontata in modo assolutamente scientifico e rigoroso. A livello generale è certamente opportuno potenziare il trasporto pubblico. Tuttavia bisogna fare un passo in più e analizzare in maniera più approfondita la questione studiando quelli che sono i comportamenti concreti e le necessità reali dei cittadini. Bisogna considerare che non tutta la popolazione abita nelle grandi città come Roma e Milano. L’Italia è fatta anche di tanti paesi, e in queste realtà non si può fare a meno dell’automobile per le necessità più banali come andare a lavoro, portare i figli a scuola o fare la spesa. C’è uno zoccolo duro di utenti che continuerà ad avere bisogno in maniera rilevante della macchina per le necessità quotidiane. Questo trend di crescita registrato dai dati della mobilità va interpretato tenendo conto anche di questi elementi.
Uno dei fattori che sta attraversando il settore della mobilità è quello del crescente sviluppo dello sharing. Come impatta sul settore degli pneumatici lo sviluppo di un uso condiviso delle vetture?
La diffusione dalla sharing mobility impone un cambio di mentalità per quanto riguarda, ad esempio, i servizi di assistenza. Entrano in gioco infatti nella gestione del veicolo i vari operatori che, nel momento in cui erogano il servizio, devono far fronte alla richiesta di elevati standard di qualità, nonché a nuovi paradigmi operativi in tema di manutenzione. In altre parole se io ho la mia macchina e si rompe chiamo il carro attrezzi, ma se io affitto il veicolo la compagnia che me lo fornisce deve porsi in modo rilevante il tema della manutenzione preventiva.
Ad esempio come cambiano i controlli degli pneumatici nelle flotte di auto in condivisione?
Il tema della manutenzione degli pneumatici in funzione della sicurezza è una questione assolutamente prioritaria. Si tratta di controlli che devono essere effettuati dall’operatore di car sharing, che si avvale di una serie di negozi convenzionati. Un altro tema molto importante è l’impatto economico della mobilità condivisa sull’autoriparazione. In generale a cambiare in ambito sharing non è tanto il numero di km percorsi, quanto piuttosto il numero di km per veicolo, un parametro che risulta superiore. La manutenzione dovrà tener conto di questo fattore.
In generale a cambiare in ambito sharing non è tanto il numero di km percorsi, quanto piuttosto il numero di km per veicolo, un parametro che risulta superiore. La manutenzione dovrà tener conto di questo fattore.
Uno dei temi chiave per i mobility manager è quello della sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda il settore degli pneumatici quali sono gli ambiti su cui concentrare l’attenzione?
L’economia circolare è un tema molto importante. Gli pneumatici sono un esempio che potrebbe essere definito paradigmatico di questo settore, perché questi oggetti si possono ricostruire diverse volte, riciclare e in ultima ratio è possibile usarli come combustibile in impianti di trattamento adeguati. Tuttavia questo potenziale di riuso non viene sfruttato adeguatamente, anche per ragioni economiche legate alla presenza di prodotti low cost che arrivano da altri Paesi. Per quanto riguarda il settore degli autocarri questo trend si sta un po’ invertendo, perché la Commissione Europea, valutando i prodotti provenienti dalla Cina, ha notato che alcuni produttori vendevano pneumatici sottocosto e per questo ha introdotto dei dazi. L’economia circolare è un tema molto importante.
In ogni caso il discorso dell’economia circolare tocca profondamente il settore degli pneumatici. Quando si arriva al fine vita nulla va in discarica, perché il materiale ottenuto da pneumatici fuori uso può essere utilizzato in molti modi, per esempio negli impianti sportivi o negli asfalti. Laddove invece non sia più possibile un riutilizzo, si può impiegare il materiale come combustibile per le cementerie recuperando energia e il ferro presente all’interno degli peneumatici.
Ci sono caratteristiche dello pneumatico che possono influire sui consumi di carburante di una vettura?
Si certo. Innanzitutto va detto che gli pneumatici sono elementi altamente tecnologici di cui si possono valutare diverse prestazioni, tra cui la frenata sul bagnato, la rumorosità e la resistenza al rotolamento. Gli pneumatici di ultima generazione, attraverso sistemi che consentono una bassa resistenza al rotolamento, permettono anche di risparmiare energia. Tuttavia il consumatore deve essere consapevole che nessuna tecnologia può supplire alla carenza di manutenzione. Se io tengo uno pneumatico alla pressione giusta avrò un certo consumo, se io invece lo lascio sgonfiare e non faccio manutenzione avrò invece un incremento importante del consumo di carburante (c’è chi dice 7%, mentre per altri il dato può essere ancora maggiore).
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