Raccontare l’Italia più green attraverso le best practice messe in atto da piccoli Comuni. E’ questo l’obiettivo del docufilm “Un viaggio nei comuni virtuosi”, realizzato dal regista Alessandro Scillitani e dallo scrittore Paolo Rumiz con la collaborazione dell’Associazione Nazionale dei Comuni virtuosi, una realtà no-profit che coinvolge più di 100 Comuni del territorio italiano. I fondi necessari per la produzione e la distribuzione del DVD del film, per l’organizzazione delle proiezioni previste in tutta Italia e per le attività di comunicazione sono stati raccolti grazie a una campagna realizzata sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso.
Insieme a Marco Boschini, coordinatore dell’associazione Comuni Virtuosi, e al regista Alessandro Scillitani abbiamo approfondito alcuni aspetti del progetto.
Come nasce l’idea di realizzare un documentario per raccontare i “Comuni Virtuosi”?
B: L’idea nasce dall’esigenza di raccontare i risultati positivi ottenuti grazie al lavoro delle istituzioni locali. Noi veniamo da un lungo periodo di narrazione che ha fatto passare un messaggio fuorviante, un luogo comune in base al quale tutto quello che è istituzione politica equivale a spreco, inefficienza, privilegio. Una serie di concetti che possono essere riassunti nel termine casta. A noi non spetta il compito di negare problematiche come inefficienza o corruzione, che certo possono verificarsi nella pubblica amministrazione, ma sicuramente vogliamo raccontare che c’è un’altra faccia della medaglia, fatta di centinaia di esempi positivi che vengono portati avanti con concretezza e con senso delle istituzioni da donne e uomini delle istituzioni. Persone che fanno del loro meglio per promuovere la qualità della vita delle comunità che amministrano. Il documentario nasce proprio da quest’input, dalla voglia di mostrare esperienze positive, dimostrando che esiste anche un altro modello.
Può fornirci qualche esempio di iniziativa raccontata nel documentario?
B: Nel documentario raccontiamo una dozzina di storie molto diverse tra loro dal punto di vista della collocazione geografica, del dimensionamento dei Comuni, della natura politica dell’amministrazione in carica. L’elemento che le lega è la capacità di partire da una visione diversa, legata alla volontà di declinare l’intera azione amministrativa attraverso il concetto di sostenibilità ambientale. Per essere più chiari non si tratta di qualche episodio isolato in cui viene valorizzato il green. In questi Comuni non c’è solo un bravo assessore all’ambiente che magari ha messo qualche pannello fotovoltaico sopra il tetto della scuola, ma viene promossa una visione integrata a livello di giunta, un approccio che vede convergere tutti i differenti progetti verso la promozione della sostenibilità ambientale.
Nel documentario raccontiamo, ad esempio, l’esperienza del Comune di Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno, che rappresenta un po’ un faro dal punto di vista della sostenibilità, ad esempio nel campo dell’efficienza energetica (tutte le scuole sono a basso consumo) o della pubblica illuminazione, che da anni è a Led. In questo Comune si promuovono progetti per incentivare i cittadini a non sprecare l’energia e, da 15 anni, c’è un efficace sistema di raccolta dei rifiuti. Far sì che i cittadini producano meno rifiuti significa concretamente attivare quel meccanismo virtuoso di economia circolare al centro del dibattito pubblico italiano negli ultimi anni. Questo Comune, nello specifico, ha il 90% di raccolta differenziata, si tratta di un meccanismo virtuoso che ha creato posti di lavoro.
In generale promuovere la sostenibilità, rendere efficienti gli edifici pubblici, introdurre il porta a porta dei rifiuti significa creare opportunità lavorative sul territorio. E’ un meccanismo realmente virtuoso. Il documentario racconta storie di questo tipo e lo fa attraverso testimonianze dirette di amministratori e cittadini, insomma della comunità. Non è uno spot, ma è il tentativo di raccontare uno spaccato di un’Italia diversa e virtuosa.
Qual è il valore aggiunto dal punto di vista narrativo di veicolare questi messaggi tramite un documentario?
B: Queste storie cerchiamo di raccontarle in tanti modi diversi, il mezzo fondamentale sono gli articoli sul nostro sito. L’idea di fare un documentario nasce dalla volontà di tentare di raggiungere persone altrimenti distratte su questi temi. Non si tratta dei soliti addetti ai lavori, ma di un pubblico più ampio con cui volevamo comunicare in modo diverso rendendo queste storie più accessibili. Il taglio che abbiamo scelto di dare non è infatti tecnico, ma un taglio che fa emergere l’empatia di queste storie coinvolgendo lo spettatore.
L’anteprima nazionale sarà il prossimo 15 dicembre al MUSE di Trento in concomitanza con la cerimonia di consegna del premio Comuni Virtuosi con il quale premiamo l’eccellenza a livello ambientale in giro per l’Italia. In quell’occasione saranno presenti gli autori. L’idea è quella di portare il documentario, nel corso del 2019, in tutti i Comuni in cui si sono svolte le riprese, ma anche in tutti i Comuni che fanno parte della nostra rete. Organizzeremo inoltre proiezioni nelle scuole, in occasione di iniziative pubbliche consolidate. Stiamo cercando di realizzare un’operazione culturale che raggiunga più persone possibili.
Quali altre iniziative portate avanti per promuovere i temi legati alla sostenibilità ambientale?
B: Oltre al premio di cui parlavo prima, abbiamo una borsa di studio dedicata ai laureati e intitolata a Dario Ciapetti, sindaco della comunità di Berlingo (BS) scomparso nel 2012. Abbiamo poi una collana editoriale che portiamo avanti con l’Editrice Missionaria Italiana che si intitola ”L’Italia migliora”. Ogni anno pubblichiamo qualche libro che raccoglie alcune buone prassi nei nostri Comuni. Abbiamo poi una scuola di formazione che portiamo in giro per l’Italia. Si tratta di un percorso in cui i docenti sono i nostri amministratori pubblici che raccontano cosa stanno facendo nei loro Comuni ad altri sindaci, assessori, funzionari di enti locali. Il tutto con l’obiettivo di trasferire conoscenza e replicare le iniziative virtuose, naturalmente tenendo conto delle peculiarità delle diverse realtà.
Può citare qualche esempio virtuoso raccontato nel documentario?
S: Faccio una premessa introduttiva. La questione dell’ecologia è un tema complesso, che necessita di una visione sinergica che vada al di là della realtà del singolo Comune. E’ chiaro che per affrontare queste problematiche al meglio è necessario un lavoro olistico su scala globale. Tuttavia è molto importante l’impegno dei piccoli Comuni che, facendo rete, possono aggiungere un tassello in più per andare verso un futuro diverso e sostenibile.
Passando ai casi concreti c’è ad esempio quello dei Comuni di Modugno o Ponte delle Alpi in cui sono emersi i vantaggi dell’introduzione della raccolta differenziata porta a porta. Un processo virtuoso che ha visto il coinvolgimento attivo della cittadinanza per una gestione dei rifiuti più sostenibile.
Poi c’è il Comune di Scontrone (L’Aquila) dove l’attuale sindaca è intervenuta per ripristinare l’alveo del fiume Sangro evitando invece il ripristino dei muri e delle sponde in cemento. Negli anni ’60-’80 il fiume era stato chiuso con il cemento per arginarlo ed evitare disastri ambientali, ma in realtà questa soluzione ha creato una serie di problemi. La sindaca, in accordo con i Paesi circostanti, è riuscita a intercettare un finanziamento che era destinato al ripristino del cemento nelle parti distrutte dal fiume, ma ha convinto la Regione a usare quei soldi per demolire questo cemento e non per ripristinarlo. Ora il Sangro è tornato in gran parte al suo corso naturale.
Un’altra storia è quella di Borgarello, un Comune in provincia di Pavia, dove era prevista la costruzione di un centro commerciale. Quest’operazione è stata bloccata dall’amministrazione comunale mediante un lavoro di comunità e collaborazione con i Comuni circostanti. In sostanza è stato impedito il consumo di suolo in una zona a forte rischio. E’ un esempio di come si debba lavorare con uno sguardo non rivolto al consenso immediato, come ci ha spiegato il sindaco di Borgarello, bensì indirizzato al futuro, in un’ottica di benessere collettivo.
Quali sono le potenzialità espressive di un documentario per raccontare la sostenibilità ambientale? Quale approccio avete adottato?
S: Il mio approccio in generale è quello della ricerca dell’autenticità. Da subito ho pensato che questo lavoro dovesse essere onesto, sincero. Se io, infatti, voglio parlare di un comune virtuoso, c’è il rischio che, intervistando gli amministratori, realizzi un enorme spot, cosa che volevo assolutamente evitare. Per questo motivo ho cercato di intervistare i sindaci non nella loro veste istituzionale, ma nella loro veste più umana. Durante le riprese gli intervistati non guardano in macchina, c’è un rapporto più confidenziale con il mezzo della telecamera e c’è dialogo diretto con me che li intervisto. In questo modo riesco a raccontare le persone e non solo gli amministratori. Abbiamo inoltre cercato di rendere protagonista la comunità intervistando la gente del posto e cercando di raccontare qualcosa di più di un semplice resoconto delle attività promosse.
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