Offrire alle PMI modalità di intervento efficaci e gli strumenti necessari per prevenire e ridurre i rischi di eventi climatici estremi. E’ questo l’obiettivo principale del progetto europeo “Life+ Derris”, che vede tra i partner il Coordinamento Agende 21 locali italiane, il capofila Unipol Gruppo e ancora ANCI, CINEAS, Città di Torino e Unipolsai. Un’iniziativa che vuole intervenire in un territorio come l’Italia dove le aziende mostrano ancora poca consapevolezza dei possibili rischi per il proprio business in termini di danni causati da eventi climatici straordinari.
Una community per creare consapevolezza
Nell’ambito del progetto è stata creata una community, una rete di Comuni impegnati a promuovere una nuova cultura di gestione del rischio e a valutare la replicabilità delle buone pratiche proposte dal “modello Derris” sui propri territori. Una prima sperimentazione è infatti già avvenuta nella città di Torino.
Gli enti locali coinvolti
Al progetto hanno partecipato dieci enti locali italiani: i Comuni di Genova, Padova, Bologna, Rovereto, Udine, Varese, Molfetta, Alghero, Pescara e l’Unione dei Comuni Circondario dell’Empolese Valdelsa. Queste realtà sono state selezionate tra le candidature pervenute per la call “Il Comune che protegge”.
I parametri di selezione
I parametri presi in considerazione per la selezione sono stati il livello del rischio e delle vulnerabilità della area geografica di appartenenza, il livello di “maturità” delle policy e della pianificazione della PA in tema di contrasto al climate change, nonché la presenza di distretti industriali e PMI.
Un tool per valutare le vulnerabilità
Nell’ambito dell’iniziativa le aziende possono usufruire anche di piattaforme tecnologiche. Tra queste il Cram tool, uno strumento che permette alle PMI di realizzare un’autovalutazione della loro vulnerabilità e di creare un vero e proprio piano di azione aziendale per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici.
Lavorare insieme per ridurre i rischi
“I Comuni che hanno aderito a Derris, firmando un protocollo d’intesa, si sono impegnati a lavorare insieme alle aziende per ridurre i rischi, minimizzare le conseguenze dei fenomeni e aumentare la sicurezza della città e dei propri cittadini – spiega in una nota Adriana Nepote, presidente del Coordinamento A21 locali.
“Per gli enti locali è fondamentale e strategico costruire su questo un’alleanza con le imprese, anzi tutto a livello culturale e poi naturalmente anche operativo: solo così le loro politiche e le loro azioni potranno avere impatto efficace sui territori e creare comunità “resilienti”, ossia capaci di adattarsi e di rispondere ai cambiamenti climatici“, ha aggiunto Nepote.
Alcuni dati
Ma qual è l’entità del rischio legato a fenomeni legati al climate change per le aziende italiane? Le PMI esposte al solo rischio alluvione, solo per citare qualche dato, sono in Italia 1.642.165. Inoltre il 90% delle aziende che in conseguenza a un evento catastrofale rimane inattiva per una settimana, fallisce entro un anno. A ciò si aggiunge il fatto che tra il 2013 e il 2015 sono stati stimati circa 8 miliardi di euro di danni per eventi metereologici eccezionali e che l’88% dei Comuni italiani si trova in aree considerate ad elevato rischio idrogeologico.
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