Italia punto di riferimento per l’“economia circolare” in Europa. Questo secondo i dati del 5° rapporto Agi-Censis “Perché all’Italia conviene l’economia circolare”, presentato nel corso del primo giorno di apertura del Maker Faire (12-14 ottobre Fiera di Roma).
Un “sentiment” approvato dagli imprenditori nostrani, di cui è stato intervistato un campione (1073 soggetti che occupano posizioni e svolgono ruoli significativi nel panorama socio-economico del Paese) per quanto la maggioranza non gli riconosca un potenziale economico e di crescita sul Pil valutando come principale vantaggio la salvaguardia dell’ambiente (77,8 %).
Secondo il rapporto sono ben otto i punti in cui il nostro paese ha un vantaggio competitivo. Diventare un paese in cui trasformare materie prime a basso consumo energetico può rappresentare un serbatoio di know how per l’Europa.
Fondamentale, secondo il panel di intervistati (73%), che la politica crei le condizioni abilitanti. I giovani chiedono vantaggi economici evidenti, mentre dopo i 65 anni si privilegiano azioni che incidano sulla sensibilità collettiva. Una percentuale analoga ritiene che il principale ostacolo sarà l’incapacità della politica di favorire il cambiamento; mentre il 60% considera che sia l’Unione Europea a guidare il cambiamento.
Gli otto punti dell’indagine
L’indagine è stata realizzata nell’ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione” della Fondazione Cotec, che indaga la reazione degli italiani di fronte ai processi innovativi, che è stata presentata venerdi 12 ottobre, nel corso dell’Opening Event Ground Breakers Pioneers of the future della Maker Faire Rome 2018.
- Abbiamo il più basso consumo domestico di materiali grezzi: 8,5 tonnellate pro-capite contro le 13,5 della media UE;
- Tra i più bravi ad estrarre valore dalle risorse utilizzate: 3,34 euro di Pil per ogni kg di risorse, contro un valore medio europeo di 2,2 €/kg;
- Al 1° posto per “circolazione” di materiali recuperati all’interno dei processi produttivi (18,5% di riutilizzo contro il 10,7% della Germania);
- Sulla totalità dei rifiuti prodotti (129 milioni di tonnellate) solo il 21% viene avviato a smaltimento (contro il 49% della media europea). Sulla totalità dei rifiuti trattati, l’Italia ne avvia al riciclo il 76,9% (36,2% la media UE);
- Nel 1999 il 68% dei rifiuti urbani veniva mandato direttamente a smaltimento. Oggi questa percentuale è scesa all’8% circa;
- La sola industria del riciclo si stima produca 12,6 miliardi di euro di valore aggiunto (circa l’1% dell’intero PIL italiano);
- Nel 2017 il 48% degli italiani ha acquistato o venduto beni usati, con una crescita dell’11% rispetto al 2016. Un mercato che vale 21 miliardi di euro (1,2% del Pil). Il 42% degli acquisti è avvenuto online;
- Gli iscritti al car sharing sono raddoppiati in due anni: da 630 mila nel 2015 a 1 mln 310 mila nel 2017.
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