Si parla sempre più di “energia pulita”, “fonti rinnovabili”, “de carbonizzazione”. Abbiamo scienza* delle centrali per la produzione di energia come di enormi agglomerati architettonici che, insistendo su una superficie di territorio ampissima, sembrano destinate a durare in eterno. Così non è, considerando quanto detto sopra riguardo l’epocale transizione energetica a livello globale. In questo breve percorso, scopriremo la trasformazione delle più importanti centrali: da produttori di energia a fornitori di relax, svago e vacanze.
La nostra indagine inizia, come prevedibile, dalla centrale termoelettrica “Alessandro Volta”, situata nel comune di Montalto di Castro, succedanea dell’impianto a energia elettronucleare “Alto Lazio” che, a seguito del referendum sul nucleare del 1987, è stata riconvertita per bruciare olio combustibile e metano. A causa degli elevati costi del combustibile, la sua attività è limitata a circa un terzo della sua capacità. Per questo motivo è prevista la sua dismissione. Sfruttando la presa a mare del vecchio impianto nucleare, verrà realizzato un distretto nautico con un piccolo porto turistico e un centro turistico con alberghi, campi sportivi, attività commerciali e strutture per il benessere. Il progetto si chiama “Marina della Tuscia” ed è caratterizzato da valutazioni rigorose riguardo la sostenibilità ambientale, l’economia circolare e l’innovazione, in modo da rendere, una realtà estesa su circa 220 ettari, fruibile tutto l’anno.
Verranno tutelate le parti caratterizzanti la struttura della centrale, mostrate come “archeologia industriale”: la torre sarà un’icona ambientale, il “sarcofago” del materiale fissile vivrà di nuovo come realtà ricettiva e commerciale. Gli unici “limiti” sono dati dal lavoro sinergico necessario tra ENEL, proprietaria dell’impianto da un lato e le realtà locali dove quest’ultimo insiste dall’altro: comune di Montalto di Castro, provincia di Viterbo e Regione Lazio. Si punta a firmare il preliminare di vendita con l’acquirente (Studio Amati) entro la fine dell’anno. L’ENEL seguirà tutte le operazioni di demolizione e messa in sicurezza dei siti e solo quando inizierà l’attività ricostruttiva, l’azienda elettrica si disimpegnerà definitivamente.
Questa procedura è stata implementata in precedenza su altre centrali. A Trino Vercellese è in fase avanzata il progetto di creazione di parco ludico sul tema dell’auto. L’impianto a turbogas di Alessandria è oggetto di uno studio sulla possibilità di creare un struttura deputata agli sport estremi. A Piombino, dove si sta bonificando la zona dell’ex centrale termoelettrica Torre del sale, dalla fine dello scorso anno si procede sulla trasformazione dell’area: oltre alle attività commerciali e turistiche, verrà implementata l’attività di ricerca in agricoltura sperimentale. Entro la fine del 2018 è prevista anche la conversione della centrale termoelettrica di Porto Tolle: considerando che si trova sulle rive del Po, saranno valorizzati sia il patrimonio enogastronomico che gli sport acquatici, il tutto circondato da un raffinato camping a cinque stelle.
Le esperienze di cui sopra sono i primi tentativi di risolvere il problema della dismissione delle centrali termoelettriche presenti sul territorio italiano. Può rappresentare una forma di risarcimento del prezzo, in alcuni casi elevato (Montalto), pagato dalle popolazioni che hanno vissuto nei pressi di “vicini” così ingombranti.
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