Le auto a guida autonoma rappresentano un settore destinato a rivestire un ruolo chiave nelle smart city, realtà urbane sempre più efficienti, tecnologiche e sinergiche. Tuttavia, per essere integrato in modo efficace nei piani di mobilità urbani, questo comparto deve adottare una gestione mirata che sappia, da una parte, affrontare le sfide legate a sicurezza e regolazione, dall’altra, sfruttare al meglio le innovazioni tecnologiche disponibili sul mercato.
Questi sono alcuni degli innumerevoli scenari delineati dallo studio “Reshaping Urban Mobility with Autonomous Vehicles. Lessons from the city of Boston”. Una ricerca, realizzata da The Boston Consulting Group in collaborazione con il World Economic Forum, che ha sfruttato i risultati di simulazioni, sondaggi, interviste con amministrazioni locali e aziende, combinandoli con i dati sperimentali raccolti nella città Boston.
Insieme a Emanuele Belsito, Partner & Managing Director e responsabile globale E-Mobility di The Boston Consulting Group, abbiamo approfondito alcuni aspetti dello studio.
Quali criticità potrebbe comportare l’introduzione nel traffico di veicoli a guida autonoma non accompagnata da una gestione mirata?
Siamo di fronte a un nuovo paradigma di mobilità
Per rispondere a questa domanda è necessario fare una premessa spiegando cosa si intenda per veicolo a guida autonoma e quali siano le diverse tipologie di vetture. Non si tratta solo di auto private, che avrebbero un impatto estremamente limitato, ma soprattutto di taxi a guida autonoma e di miniautobus in modalità condivisa, che permettono alle persone di richiedere servizi a domicilio. In particolare i miniautobus sono dotati di un sistema di intelligenza artificiale grazie al quale sono in grado di ottimizzare in tempo reale il percorso in base alle chiamate che ricevono, senza una rotta stabilita né un capolinea finale. Siamo di fronte a un nuovo paradigma di mobilità.
Capire questo è importante, perché le maggiori criticità sono legate all’aumento del traffico. Sembra paradossale, ma ciò avviene perché i veicoli a guida autonoma condivisi si mettono in competizione con il trasporto pubblico. Se infatti, sulle lunghe percorrenze, i pendolari dall’hinterland non avrebbero convenienza economica a sfruttare veicoli autonomi, nel centro cittadino, invece, e nei brevi percorsi, queste vetture consentono di ridurre i tempi di viaggio risultando competitive rispetto a bus e metropolitana: sono infatti più comode e relativamente convenienti. Tutti questi elementi concorrono a creare un aumento del traffico nel centro città. In sostanza questi veicoli diventano dei sostituti del trasporto pubblico.
Le maggiori criticità sono legate all’aumento del traffico
Su quali elementi devono concentrare la loro attenzione i piani urbani di mobilità per riuscire a integrare in maniera efficace i veicoli a guida autonoma nel traffico cittadino?
Direi che gli aspetti da considerare sono principalmente due. Il primo è tener presente che i veicoli a guida autonoma saranno e sono in gran parte veicoli elettrici e che quindi è necessario tener presente nel piano di mobilità la necessità di avere infrastrutture adeguate di ricarica. In quest’ottica si potrebbe ad esempio ricorrere a incentivi utilizzando fondi nazionali o europei. L’altro elemento chiave è poi una politica che favorisca i trasporti condivisi. Faccio un esempio: oggi noi abbiamo l’Area C, ma si potrebbe introdurre un sistema analogo con una tariffa inversamente proporzionale al numero di passeggeri presenti sul veicolo. In sostanza se io sono da solo su un taxi autonomo pago un sovrapprezzo, se lo prendo in condivisione con altri passeggeri questo sovrapprezzo scompare. Ciò permetterebbe di promuovere gli spostamenti sui veicoli autonomi senza congestionare il traffico.
Un’altra iniziativa interessante potrebbe essere inoltre la creazione di corsie preferenziali per queste vetture. Oggi abbiamo corsie preferenziali per taxi e trasporto pubblico, sarebbe utile introdurre corsie anche per i veicoli a guida autonoma. Poi ci possono essere anche delle iniziative più creative.
Ad esempio?
I veicoli a guida autonoma, una volta in circolazione, non parcheggiano, ma come dicevo prima, continuano a circolare rielaborando di volta in volta il loro percorso. Le nostre analisi dimostrano che si potrebbe sfruttare questa caratteristica per dimezzare il bisogno di parcheggio. Alcune strade cittadine, dove è presente l’area parcheggio a bordo strada, potrebbero così essere destinate al passaggio dei veicoli a guida autonoma.
Può fornire un esempio di criticità riscontrata nella sperimentazione a Boston?
La città di Boston nello specifico ha evidenziato due problemi, il clima e la presenza di gabbiani, perché è sul mare. Ciò potrebbe far sorridere, ma questi animali creano dei problemi, perché non si spostano all’ avvicinarsi un’auto autonoma (più silenziosa perché elettrica) e di conseguenza il veicolo, che percepisce un ostacolo tramite i sensori, si ferma.
Questo dettaglio (di per se’ divertente) ha evidenziato l’importanza del test su strada e la possibilità di fare simulazioni in situazioni con un grado crescente di complessità: da zone con poco traffico e poche persone a percorsi più strutturati e trafficati. Sembra una banalità, ma le auto a guida autonoma devono imparare il comportamento specifico della città. Nel caso di Boston gli elementi caratteristici erano la scarsa visibilità quando nevica e la presenza di gabbiani, soprattutto nel periodo estivo.
Può tracciare un quadro generale del settore dei veicoli a guida autonoma? Quali sono le sue prospettive di sviluppo? Quali invece gli elementi su cui ancora bisogna lavorare?
La tecnologia per le auto a guida autonoma esiste ed è consolidata. Il problema è essenzialmente di natura regolatoria, nella sua accezione generica. In sostanza quale tipologia di autorizzazione è necessaria per mettere su strada questo tipo di vetture? Ad oggi, in Italia, non esiste una licenza, ad esempio per un taxi condiviso a guida autonoma, bisogna definirla. Così come bisogna definire le modalità di assicurazione e i soggetti su cui ricade la responsabilità di eventuali incidenti. Tutti questi temi regolatori non sono ancora stati affrontati.
Passiamo poi al tema sicurezza. L’affidabilità di questi veicoli è decisamente superiore rispetto a quella garantita da qualunque soggetto al volante. Tuttavia, purtroppo, ad oggi gli incidenti che vedono coinvolte le auto autonome, sebbene rari, ricevono un’attenzione mediatica molto più elevata rispetto a quelli delle auto tradizionali.
Concludendo se dovesse fare un bilancio di vantaggi e criticità di questa forma di mobilità quali elementi evidenzierebbe?
Ci tengo a sottolineare che i veicoli a guida autonoma presentano più opportunità che criticità, questo deve essere chiaro. Anche in una situazione senza politiche di accompagnamento nell’introduzione di queste vetture, si ha comunque una riduzione del traffico e dei tempi medi di percorrenza a livello cittadino. Naturalmente con le differenze tra centro e periferia di cui parlavo prima.
Certo ci saranno delle criticità da affrontare, soprattutto sul fronte della regolazione (quale soggetto se ne occuperà, con quali competenze etc.), ma l’adozione di questi mezzi è comunque una sfida che dobbiamo saper affrontare al meglio.
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