Una superficie di 1,6 milioni di chilometri quadrati che ospita una massa di 80.000 tonnellate di rifiuti plastici, corrispondenti, secondo una stima, a non meno di 1.800 mld di pezzi di questo materiale. Sono i numeri sconcertanti che descrivono la situazione relativa all’agglomerato di rifiuti plastici situato nell’Oceano Pacifico meridionale, tra Hawaii e California, una zona tristemente nota per le sue considerevoli dimensioni che avrebbe in realtà un’estensione ancora più rilevante, fino a 16 volte rispetto a quella valutata finora. A dirlo è uno uno studio pubblicato a fine marzo sulla rivista Scientific Reports secondo cui questi numeri sono destinati ad aumentare in modo esponenziale.
Detriti di grandi dimensioni
A sorprendere i ricercatori è stato, come si legge sul sito Sciencetavenir, il fatto che più di 3/4 dei rifiuti analizzati avevano dimensioni superiori ai 5 cm. Un dato che, spiega all’Agence France Presse Laurent Lebreton, uno dei principali autori dello studio e membro della Ocean Cleanup Foundation, costituisce “una buona notizia perché i detriti di grandi dimensioni sono molto più facili da raccogliere delle microplastiche”.
L’isola di plastica
A scoprire la zona era stato nel 1997 il capitano Charles Moore che l’aveva ribattezzata Great Pacific Garbage Patch. Questo agglomerato di rifiuti contiene al suo interno microplastiche, ma anche rifiuti che arrivano fino a 50 cm. Una grande massa che si è formata a seguito dei movimenti delle correnti oceaniche e di cui l’80% deriva da rifiuti umani.
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