Crescono l’attenzione e gli investimenti delle aziende sull’acqua, emerge un atteggiamento di crescente responsabilità e migliora la gestione idrica. Queste le principali evidenze che rileva il rapporto globale sull’acqua “Turning tide: tracking corporate action on water security” pubblicato ieri dall’organizzazione no profit CDP, che analizza i dati sull’acqua forniti da 2.025 società su 4.653 interpellate.
Imprese più attente e trasparenti
Nel report si parla di un aumento del 40% nella divulgazione dei dati e di 73 nuove aziende (+193%) – tra cui Bridgestone, Burberry, Kellogg’s, Sanofi e Woolworths – presenti nella CDP Water A List, classifica dei migliori risultati, che vanno a sommarsi alle 25 dell’anno precedente. Le imprese che hanno risposto al questionario hanno recuperato complessivamente nel corso dell’anno 5,6 mld di megalitri d’acqua.
Il ruolo dell’Italia
In Italia sono 10 le aziende che collaborano con CDP sui rischi legati all’acqua, tra cui Brembo, Pirelli, Piaggio e A2A. Il tasso di risposta crescente, dal 43% del 2016 al 67% del 2017, mostra un maggiore interesse per la questione. Fiat Chrysler compare per la seconda volta nella CDP Water A List, unica società italiana. CDP ricorda che il gruppo automobilistico ha stabilito, entro il 2020, riduzioni del 40% dei consumi d’acqua rispetto al 2010.
Investimenti crescenti
A confermare la maggiore attenzione sull’idrico gli investimenti delle imprese, che ammontano nel 2017 a 23,4 miliardi di dollari, in progetti come la desalinizzazione, il recupero delle acque reflue e l’ottimizzazione dei processi di irrigazione. Le iniziative, informa CDP, sono circa un migliaio in 91 Paesi. Il 7% delle aziende sta considerando un valore interno più elevato per la gestione dell’acqua, includendo indici come costi e benefici sociali e ambientali – derivanti, ad esempio, dalle attività di pre-trattamento, di pompaggio e di gestione delle acque reflue – nelle politiche di pricing e nelle decisioni strategiche, cosa finora non molto diffusa.
Male per il settore energetico
Il settore energetico però, prosegue l’organizzazione ambientale, continua a essere il fanalino di coda, dal momento che 101 sulle 138 società interpellate non hanno mai divulgato dati, tra cui Exxon Mobil e Royal Dutch Shell.
“Danni di immagine, interruzione della catena di fornitura, costi operativi aumentati, crescita bloccata – ha commentato l’AD di CDP Paul Simpson – sono solo alcuni degli effetti negativi che la minaccia alla sicurezza dell’acqua può provocare alle aziende di tutto il mondo”.
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