Abbigliamento, pianta medicinale, efficace elemento di isolamento termico per gli edifici e protezione antisismica. Decisamente la canapa sta continuando a stupire per i suoi mille volti e proprietà.
“Di fatto è un tessuto estremamente resistente” spiega a Canale Energia Anna Marzo, ricercatrice ENEA-SSPT. “Come ENEA abbiamo studiato un modello di struttura che grazie alla canapa permette di realizzare un isolante per le pareti interne degli edifici preesistenti, totalmente naturale, e in grado di realizzare un rinforzo a tutta la struttura”.
Due piani cordati che, applicati a secco, permettono di proteggere temperature e persone, come spiegherà a Ecomondo nel corso del suo intervento “Coniugare l’efficienza energetica alla sicurezza sismica” l’8 novembre prossimo. Un kit in via di sperimentazione per cui l’ENEA sta cercando uno sponsor in grado di sperimentare i primi modelli del ritrovato che promette di essere rivoluzionario in ambito di edilizia sostenibile nel retrofit. “Basterebbe finanziare il prototipo, abbiamo valutato che servirebbero circa 10mila euro per effettuarlo”.
Canapa una fibra resistente da tempi antichi
Il carattere estremamente resistente delle fibre della Canapa è noto da secoli. “In passato sono state utilizzate sempre in edilizia per sollevare l’obelisco in piazza di Spagna. Inoltre con un semplice trattamento naturale la tannatura”, continua la ricercatrice “lo stesso impiegato per usare la canapa nelle reti da pesca, in questo modo la corda diventa inattaccabile agli agenti esterni”.
Materia prima, l’anello debole della filiera in Italia
Purtroppo la materia prima non è più facilmente disponibile in Italia. “Prima della guerra eravamo i primi produttori mondiali di canapa, oggi non abbiamo più questo primato, anzi, la canapa è una materia prima costosa se comprata nel nostro Paese. Molti la acquistano in Romania”.
Ma non è solo la materia prima l’anello debole della filiera della Canapa, “Il problema dello sviluppo di questo materiale è l’assenza di sufficienti impianti di trasformazione. Ce ne è solo uno nel sud Italia. La maggior parte delle aziende preferiscono comprarla all’estero perché più economica. Dato che cambierà difficilmente finché in Italia non sarà avviata la filiera industriale”. Un settore dalle molte prospettive ma che prevede un investimento iniziale, a detta della ricercatrice, nell’ordine del milione di euro. Non poco, considerati i tempi di ritorno che, con la burocrazia nostrana, possono essere sfidanti nonostante le ampie prospettive di utilizzo.
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