Interventi per la riqualificazione e l’efficientamento energetico degli edifici scolastici. Azioni di messa in sicurezza sotto il profilo sismico degli immobili che ospitano scuole di primo e secondo grado. Uso di materiale didattico e d’arredamento realizzato con materiali riciclati o rispettosi della salubrità dell’aria. Sono operazioni che vanno realizzate contestualmente sfruttando in maniera sinergica le risorse messe in campo dallo Stato e coinvolgendo attivamente pubbliche amministrazioni locali, circoli didattici e imprese.
È il messaggio che emerge dalla mattinata di presentazione del XVII Rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente svoltasi oggi 3 novembre a Roma nel corso del I Forum dell’edilizia scolastica organizzato con La Nuova ecologia e Kyoto Club.
“I fondi ci sono, ma bisogna saperli spendere e, per farlo, occorre definire procedure snelle e un quadro di regole chiaro”, esordisce Stefano Ciafani, Direttore generale Legambiente. Per questo il rapporto, che ha valutato il quadro degli interventi promossi sugli edifici scolastici, mostra qual è “il lavoro che ci aspetta da domani mattina”, una sfida che si può vincere solo “se si coinvolgerà il settore privato oltre a quello pubblico”.
Difatti, su oltre 43.000 edifici scolastici analizzati, il 39,4% necessita di interventi di manutenzione urgenti – ai solai, ad esempio -, il 65,1% è stato costruito prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche (1974) e il 90,5% prima dell’entrata in vigore della prima legge in materia di efficienza energetica (1991).
Sulla messa in sicurezza degli edifici, la media nazionale degli immobili costruiti secondo criteri antisismici è del 13%, “numero esiguo ma in leggera crescita rispetto allo scorso anno”, sottolinea Claudia Cappelletti, Coordinatrice dell’indagine. Ma se la percentuale maggiore di edifici che non rispetta i criteri di antisismicità è al Nord (71,5% contro il 52,5% del Sud) è sempre al Nord che ci sono investimenti e risorse maggiori, pari a 62.000 euro circa. “Bolzano, Milano, Mantova e Monza investono 100.000 euro ad edificio – rimarca la Cappelletti – A fronte di una maggiore necessità, dunque, non abbiamo rilevato una corrispondenza in termini di investimento”. Forbice che si riflette anche nella graduatoria finale dei capoluoghi di provincia più virtuosi in edilizia scolastica stilata con Ecosistema Scuola dove la prima città del Sud (Chieti) appare in 30ma posizione. Inoltre, solo 1 scuola su 2 possiede certificati di collaudo statico e di idoneità statica, mentre certificazioni sull’agibilità mancano al 40% delle scuole (nelle Isole maggiori la percentuale sale all’80%) e di prevenzioni incendi al 58% (nelle Isole si attesta al 73%).
E il tema delle certificazioni porta alla ribalta un altro tema caldo: la carenza dell’anagrafe dell’edilizia scolastica che, se completata, sarebbe un efficace strumento per accelerare la messa in atto degli interventi di riqualificazione.“In Italia si risente di una discontinuità col passato: non abbiamo dati storici”, evidenzia Vanessa Pallucchi, Responsabile Scuola e formazione di Legambiente, per questo “suggeriamo di completare l’anagrafe”. Una proposta che si affianca a quella di semplificazione delle linee di finanziamento, “per la prevenzione dei rischi e per interventi strutturali”, e a quella di cambiamento del ruolo della Struttura di missione per supportare i Comuni nella partecipazione ai bandi.
Sul fronte dell’efficientamento energetico il 10,6% degli edifici sfrutta energia prodotta con fonti rinnovabili (soprattutto solare-termico, la geotermia resta una tecnologia poco adottata) e il 48,6% copre i propri consumi con l’energia alternativa. Però, analizzando la classe energetica degli edifici (parametro introdotto quest’anno) si rileva che 1 edificio su 2 è in classe G e solo il 3% del campione è in classe A, B e C.
Eppure, come rimarca anche il deputato Ermete Realacci, Presidente Commissione Ambiente, territori e lavori pubblici, c’è una stonatura: “Per la prima volta il problema non è la disponibilità delle risorse, ma il loro indirizzamento. Perché non vengono coordinate tra loro?”.
Con 7,4 mld di euro di finanziamenti complessivi messi in campo (elaborazione Legambiente su dati MIUR) sono stati già avviati oltre 27.000 interventi, ma il 71% non ha riguardato interventi strutturali. Il Fondo protezione civile è stato utilizzato solo per il 35% per interventi di adeguamento antisismico e dei 12 mila interventi promossi con il fondo Scuole Belle (505 milioni di euro) il 30% ha riguardato interventi sullo scheletro dell’immobile.
Eppure le tecnologie per incidere sulla struttura delle nostre scuole esistono, l’Italia è ricca di know-how che continua a esportare all’estero. Di seguito due esempi di come sia possibile mettere in sicurezza gli edifici e, al contempo, ridurre l’inquinamento indoor (causa, tra l’altro, di patologie tra gli studenti) e il consumo di energia elettrica e termica.
Come le soluzioni di facciata possono migliorare le prestazioni energetiche degli edifici? Risponde Paolo Migliavacca, Business Unit director Rockwool Italia
Come migliorare il riscaldamento delle scuole attraverso l’uso di fonti rinnovabili? Risponde Riccardo Bani, Executive Vicepresident di Veos.
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