Progettare e realizzare edifici e abitazioni sostenibili sfruttando la paglia come materiale di costruzione. È questa l’attività in cui è specializzato lo studio di architettura ‘Filo di Paglia’. Insieme a Francesca Romaniello (Interior Designer) e Andrea Gilardi (Architetto), tra i fondatori dello studio, abbiamo approfondito alcuni aspetti legati alla realizzazione di abitazioni a partire da questo materiale e all’ultimo progetto che lo studio sta portando avanti: la costruzione di un edificio in legno e paglia di canapa, ‘il Casotto del Marchese’, un padiglione di un’azienda agricola a Jesi, in provincia di Ancona.
Andrea Gilardi
Come e quando è nato il progetto ‘Filo di paglia’?
Filo di paglia è nato quindici anni fa in Irlanda, perché Francesca e io vi abbiamo vissuto diversi anni e lì ci siamo avvicinati alle strutture in cob e in paglia. Poi abbiamo sviluppato questo progetto e l’abbiamo portato in Italia. Nel 2010 abbiamo iniziato a costruire la nostra casa, realizzata in tecnica GREB che abbiamo rivisitato per il mercato italiano.L’abitazione è stata terminata nel 2011. Abbiamo lavorato per quindici anni nel settore delle case sostenibili prima di dare vita al progetto. Quando eravamo in Irlanda ci siamo autoformati sul campo, perché nella città in cui vivevamo, Kinvara nella contea di Galway, stavano costruendo un centro yoga, una palestra tutta fatta in balle di paglia, sto parlando della fine anni ’90. Filo di paglia è partito nel 2011 contestualmente alla costruzione della nostra casa che è la prima casa in tecnica GREB in Italia. La casa è stata realizzata nelle Marche, a Macerata, nel Comune di Cingoli. Poi noi abbiamo sviluppato la tecnica, che è nata in Canada, e abbiamo cercato di adattarla al clima mediterraneo
In cosa consiste la tecnica GREB?
È una tecnica nata in Canada da un gruppo di persone interessate a provare una modalità di costruzione alternativa al semplice intonaco sulle balle di paglia. Lo scopo era dare un’ulteriore protezione, poiché il clima era particolarmente umido. Poi la tecnica è stata esportata in Francia e lì sono stati costruiti diversi edifici. Nel nostro Paese, invece, non è stata mai utilizzata fino al 2011. Noi siamo stati i primi in Italia a introdurla e l’abbiamo ulteriormente migliorata, perché abbiamo sostituito una componente di cemento con la calce. Abbiamo inoltre adattato maggiormente questa tecnica alla termica dell’edificio, sia per l’esterno sia per l’interno, in ambienti che hanno caratteristiche diverse tra loro. Abbiamo cercato di rendere più performante questa miscela che altro non è che un rafforzamento degli intonaci. In sostanza serve semplicemente a dare più sicurezza al muro di paglia. La tecnica GREB è nata intorno alla metà degli anni ’80, ma poi si è sviluppata in formule diverse, perché la formula classica è quella in nove parti con quattro parti di segatura e una parte di cemento e il resto calce e inerti. Questa è la formula tradizionale utilizzata dagli anni ’90 in poi. Noi in Italia, nei nostri cantieri, l’abbiamo adattata anche in base alle circostanze climatiche. Se costruiamo a livello del mare facciamo una miscela, se costruiamo in montagna ne facciamo un’altra, dipende dal contesto climatico.
Può darci una panoramica sulle fasi principali di costruzione di una casa in paglia?
Gli step sono semplici: c’è la costruzione della casa in legno, che può ricorrere a qualsiasi tipo di montaggio di legno – ovviamente stiamo parlando di case regolari con permessi per costruire etc -, e c’è la tecnica GREB che si esprime bene nel ‘post and beam’, taglio pilastri, ma anche in altre fasi, non è vincolante. GREB è un alternativa ottima alla pannellatura, crea uno strato protettivo pre-intonaco che le tecniche a secco non hanno. In generale offre più massa termica all’interno dell’edificio. La tecnica GREB naturalmente è una delle tante tecniche per la costruzione di case di paglia. A non tutti piace, è un’ottima opzione per case in autocostruzione, per chi vuole spendere poco. È molto semplice molto versatile, molto economica. Ci sono però tecniche più professionali che possono gestire imprese e che magari sono più costose.
Quali sono i vantaggi, in termini di ecosostenibilità, delle case in paglia?
In termini di sostenibilità ci sono dei vantaggi già a livello di materiale: la paglia è uno scarto agricolo. È un materiale di scarto che viene così riutilizzato, un materiale naturale che ha performance uguali o addirittura superiori a quelle dei materiali sintetici. A tutto ciò si aggiunge poi l’utilizzo a km 0. Tutte le case che abbiamo realizzato sono situate, infatti, in un terreno vicino a quello del proprietario o in quello del proprietario stesso. Ciò le pone ai vertici in termini di sostenibilità anche se non sono certificate. Inoltre, a livello di prestazioni, se costruita bene, la casa in paglia offre veramente un diverso modo di vivere. Noi l’abbiamo sperimentato direttamente: è dal 2011 che viviamo in una casa in paglia e ne siamo molto soddisfatti.
In particolare, dal punto di vista energetico quali sono i benefici?
A livello di energia indoor della casa i vantaggi sono enormi, perché un muro di paglia offre ottime performance per quanto riguarda la trasmittanza che molti materiali sintetici non riescono a fornire. Inoltre – aspetto questo collegato in maniera specifica alle tecniche che noi usiamo – un elemento su cui ci concentriamo è quello di cercare di togliere sempre la massa termica. Le case di legno e di paglia sono, infatti, molto leggere e questo è il loro tallone d’Achille, noi cerchiamo, quindi, sempre di aumentare la loro massa termica. Un altro dei principali vantaggi legati a questa tipologia di abitazioni è il fatto che contribuiscono in maniera rilevante al benessere termoigrometrico di chi ci abita. Infatti la sensazione di benessere interno, dovuta anche alla stabilizzazione dell’umidità tra il 40 e il 50% e abbinata alla tecnica GREB di cui parlavamo prima, è notevole tutto l’anno. Oltre a questo noi cerchiamo sempre di abbinare anche altri sistemi in queste abitazioni. Come ‘Filo di Paglia’ siamo i primi che abbiamo realizzato case in paglia con stufe ad accumulo. Non abbiamo scelto sistemi a pavimento con caldaie a pompa di calore, ma solo stufe ad accumulo di tipo tirolese, completamente off grid e che vanno a legna, il numero uno da un punto di vista ecologico.
Tra i progetti a cui state lavorando, c’è la realizzazione di un edificio in paglia di canapa, il Casotto del Marchese, argomento a cui è stato dedicato anche il vostro ultimo workshop tenutosi dal 26 al 28 agosto. Può darci qualche dettaglio in più?
Sì, sarà un padiglione di un’azienda agricola, a Jesi in provincia di Ancona, il primo in Italia, ma, secondo le nostre ricerche, potrebbe essere anche il primo al mondo. È una struttura in balle di canapa, materiale che è stato utilizzato sia per le fondazioni sia per il tetto sia per le murature. Inoltre tutte le finiture saranno realizzate in calce di canapa. La canapa costituirà, quindi, il materiale esclusivo della costruzione. Attualmente stiamo studiando i parametri, sarà un padiglione che verrà monitorato dall’università degli Studi di Ancona e che è una novità assoluta in Italia. A commissionarci la creazione di questo padiglione polifunzionale dimostrativo per la canapa in edilizia è stata un’azienda che produce canapa. È stata un’occasione in cui abbiamo sperimentato la canapa a 360°, non solo come materiale costruttivo, ma anche espressivo, perché è un padiglione molto particolare con una pianta a forma di foglia, tutto curvilineo. È una struttura che mostra anche le potenzialità espressive del materiale canapa che è molto plastico.
Rispetto alle altre casa in paglia qual è la peculiarità della paglia di canapa?
Innanzitutto è un materiale che, rispetto alla paglia, ha un’ottima reazione chimica con la calce: queste due componenti combinate insieme sono al centro di un processo caratterizzato da una notevole sinergia a livello di prestazioni. Inoltre, nella fase costruttiva la balletta di canapa tende meno, rispetto a quella di paglia, al degrado. Le costruzioni in balle di paglia hanno, infatti, il loro tallone d’Achille nel fatto che non devono prendere acqua durante la costruzione, perché ciò le espone a rischio di formazione di muffe. Con le balle di canapa, invece, questo problema è molto più limitato.
E a livello energetico?
Questo elemento è attualmente in fase di valutazione, perché attualmente non ci sono studi in merito. Infatti, lo scopo di questo edificio sperimentale è anche quello di monitorare nei primi 2 anni le prestazioni termiche.
Tornando ai vostri workshop, a chi sono rivolti?
Sono rivolti a tutti. Generalmente partecipano o professionisti o imprese o chi è curioso perché sta costruendo casa o agriturismi particolari. C’è poi molto interesse per quanto riguarda gli edifici polifunzionali aggregativi. A partecipare sono sia professionisti sia privati, ma anche agricoltori che sono interessati, perché potrebbe essere un nuovo commercio di materiale.
Francesca Romaniello
Quante case in Italia avete realizzato e dove sono?
Noi come servizio offriamo sia la costruzione di case in paglia e canapa sia stufe ad accumulo (le progettiamo e le realizziamo) e interventi di intonaci artistici fatti con finiture di canapa o di paglia. Abbiamo lavorato quasi in tutt’Italia. Ultimamente stiamo lavorando molto nelle Marche in Emilia Romagna e in Toscana, ma abbiamo lavorato anche in Val d’Aosta, in Molise. Le abitazioni, in particolare, sono presenti nelle Marche, Toscana, Emilia Romagna, Molise e Umbria. Le altre lavorazioni, invece, tra cui le stufe, sono presenti anche nel Nord-Italia in Valle d’Aosta e Piemonte. Le stufe ad accumulo sono simili a quelle tirolesi fatte con le maioliche. Noi quando progettiamo le nostre case le includiamo sempre all’interno del progetto.
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