Chi lo ha detto che una corretta dieta serve solo a mantenere la linea? Guardando la piramide alimentare è possibile pensare a una dieta sostenibile secondo il modello della Doppia Piramide Alimentare e Ambientale (cfr immagine).
Questo, accompagnato dalla lotta allo spreco del cibo, è, secondo la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), uno dei passi fondamentali per aiutare il Pianeta.
Di questo si è discusso il 21 aprile a Roma, in vista del festeggiamento dell’Earth Day, nel corso del dibattito organizzato dalla Fondazione che ha avuto come ospiti: Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico WWF Italia; Gabriele Riccardi, Professore di Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Università degli Studi Federico II di Napoli; Riccardo Valentini, Direttore Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici, IPCC Premio Nobel per la Pace 2007 e membro del board della Fondazione BCFN; Timothy Lang, Professore di Food Policy City University of London; Marcela Villarreal, Direttore Partnership, advocacy e capacity development FAO.
Ciò che emerso è il ruolo centrale dei cittadini per una rivisitazione del rapporto con il cibo, anche in chiave di sostenibilità, che può influenzare le scelte politiche. D’altronde se c’è un malessere diffuso “il problema non è tutto della popolazione, ma è anche sociale”, come ha sottolineato il Professor Gabriele Riccardi, “viviamo in un ambiente obesogeno”.
Questo rende a maggior ragione necessario cambiare il sistema in cui viviamo: dalla possibilità di fare esercizio fisico alla disponibilità di tipologie sane di alimentazione a basso costo e “fast”. “Oggi in Europa è possibile mangiare cibo di tutto il mondo, questo comporta un impatto sull’ambiente che va considerato”, sottolinea Timothy Lang, Professore di Food Policy City University of London, “Dobbiamo cambiare la percezione su questo delle persone presenti nelle città. Dobbiamo spiegare che se consumo troppo impatto sul cambiamento climatico, se consumo male tocco gli equilibri legati alla biodiversità”.
Al consumo “sbilanciato” fa eco una filiera agricola sbilanciata anch’essa. “L’84% delle aziende sono piccolissime e operano sotto il livello di sussistenza”, evidenzia Marcela Villarreal, “In alcune zone del mondo in cui l’agricoltura è la sussistenza mancano strade per trasportare il raccolto e silos per conservarlo, quindi ciò che non si vende subito si perde”.
La soluzione non è immediata, ma neanche impossibile: “Si tratta di ragionare in termini di innovazione del sistema di filiera”, sintetizza Riccardo Valentini, “Siamo riusciti a trasformare le nostre tradizioni alimentari in industria, possiamo lavorare e innovare”. D’altronde per raggiungere il cambiamento è necessario stimolare prima un “cambiamento culturale”, come lo definisce Paolo Barilla, Vicepresidente Fondazione BCFN. Con esso è necessario “un salto qualitativo delle politiche agricole”, come sottolinea Andrea Oliviero, Viceministro del Ministero Agroalimentare, presente nel corso della giornata, riferendosi a quella agricoltura che pratica la “distruzione di cibo per calmierare i prezzi”.
Intanto i prossimi step previsti dal Ministero sono: arrivare al 20% di superficie agricole riqualificando le aree dismesse lungo lo stivale (oggi abbiamo l’11%), fare un grande percorso verso il biologico e implementare la tracciabilità e le denominazioni geografiche da apporre chiaramente sull’etichetta affinché il consumatore sia correttamente e completamente informato sul prodotto che consuma.
A tutto questo serve integrare un’attenzione all’energia e all’efficientamento della filiera produttiva e dei consumi di materie prime, come l’acqua, aspetto che ad oggi, soprattutto nel biologico, ci si augurerebbe fosse più sentito (vedi commento video a margine dell’evento con Riccardo Valentini, Direttore Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici e membro del board della Fondazione BCFN).
“Il cibo deve tornare al centro delle agende di tutti i protagonisti: dalla comunità scientifica alle aziende, dalle istituzioni ai cittadini, ciascuno nel suo ambito può e deve avere un ruolo determinante”, sottolinea Barilla, d’altronde le stesse aziende, aiutate anche da politiche di supporto, possono fare molto per cambiare quello che facilmente si mette in tavola.
Biologico e impatto ambientale, si può fare di più
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