Il decreto sull’Ilva di Taranto è arrivato in Gazzetta Ufficiale. L’intento è quello di favorire una produzione più pulita dell’accieria per poi rivenderla ai privati e, al contempo, garantire l’immunità penale per gli atti compiuti dal commissario straordinario Piero Gnudi e dai suoi delegati.
In aggiunta al fondo stimato di 150-160 milioni di euro proveniente da Fintecna, controllatta della CDP, sosterranno i lavori uno stanziamento del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e il denaro sequestrato dalla magistratura di Milano ai fratelli Riva. Quest’ultimo sarà, però, adoperabile solo in minima parte: mentre un miliardo di euro è “scudato” al di fuori dei confini nazionali, solo 200 milioni saranno adoperabili per la fabbrica.
Altri ancora gli ostacoli che dovrà affrontare l’entrata in vigore del decreto: sono attesi emendamenti alla Camera e al Senato in fase di conversione in legge per cercare di colmare le lacune riguardanti, ad esempio, i tempi di permanenza dell’Ilva sotto la gestione dello Stato.
Avvolto dalle polemiche, il decreto prevede anche iniziative per l’intera città, che ha però recentemente subito uno stop giudiziario all’ammoderamento del Porto.
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