Il CIC celebra il suo anniversario e traccia un bilancio dei suoi 25 anni di attività, un periodo in cui sono state raccolte e sottratte alle discariche più di 65 milioni di tonnellate di rifiuti che avrebbero occupato un volume di oltre 100 milioni di metri cubi, “uno spazio grande come 5 volte il Colosseo”. Tutti questi rifiuti sono stati convertiti in 23,5 milioni di tonnellate di compost contribuendo a stoccare nel terreno oltre 7 milioni di tonnellate di sostanza organica. Se analizziamo questi numeri dal punto di vista dell’impatto ambientale emerge come, poichè per ogni chilogrammo di rifiuto organico non smaltito si evitano 0,68 kg di CO2 equivalente, il settore del trattamento biologico (compostaggio e digestione anaerobica) ha evitato 44 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Nella raccolta differenziata urbana primo settore in Italia
La filiera, partendo da un rifiuto, è in grado di produrre non solo compost di elevata qualità, ma anche combustibili puliti, composti naturali utili per l’agroindustria, l’agricoltura e la farmaceutica. Dai dati CIC emerge inoltre come la raccolta della frazione organica (frazione umida + frazione verde) rappresenti oggi il primo settore di recupero in Italia con il 43% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata. Inoltre il comparto registra una continua crescita, un + 10% l’anno in media dal 2007 a oggi, e si caratterizza per una continua evoluzione sul fronte industriale, tecnologico e ambientale. In quest’ottica va inquadrata la trasformazione di molte delle 127 aziende associate – con 308 impianti attivi che trattano 8,1 milioni di tonnellate di rifiuto organico ogni anno – che stanno diventando bioraffinerie, veri e propri poli tecnologici che, oltre al compost, producono anche biogas e biometano. In generale oggi la filiera conta 9.000 addetti e 1,7 miliardi di euro di fatturato.
Scenari futuri e proposte del CIC
Nel 2025 con un servizio che si estende a tutti i Comuni italiani si stima che si arriverà a 9 milioni di tonnellate di rifiuto organico nel circuito della raccolta differenziata con un conseguente netto aumento sia del fatturato che del numero di occupati nel settore, che potrebbero raggiungere rispettivamente 2,4 miliardi di euro e 13.000 addetti. “Considerando l’attuale produzione di biorifiuto – si legge in una nota del CIC – se il rifiuto organico raccolto fosse interamente trattato negli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio, il biometano prodotto (400 milioni di m3) potrebbe essere usato per alimentare circa l’80% della flotta utilizzata per la raccolta dei rifiuti stessi”.
“La filiera di valorizzazione del biorifiuto – spiega il presidente del CIC, Alessandro Canovai – è strategica, oltre che per le grandi potenzialità industriali derivanti dallo sfruttamento del biometano, soprattutto per l’importanza vitale della restituzione ai suoli della sostanza organica attraverso l’utilizzo del compost. Il nostro auspicio, quindi, è che si intervenga per sostenere questa filiera favorendo l’utilizzo del compost in agricoltura, o prevedendo l’inserimento del compost negli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione (GPP) in tutti quegli interventi dove si prevede l’uso di composti organici come parchi pubblici e aziende agricole pubbliche”.
“È ormai improcrastinabile un serio piano di infrastrutturazione impiantistica che preveda la realizzazione di almeno 20 nuovi impianti nei prossimi 5 anni per le aree cronicamente carenti (parte del Centro e Sud del paese) e in alcune grandi città, a partire da Roma, pensando ai nuovi poli tecnologici, come le bioraffinerie, in grado di trasformare rifiuti in nuove risorse con grandi vantaggi anche per l’occupazione”, conclude Canovai.
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