Fermarsi in un’isola immersi nella natura e in spiagge splendide, cullati dalle onde, una prospettiva invitante ma che può comportare stress per il territorio. La presenza dell’uomo, difatti, necessita di una serie di servizi, dall’acqua potabile alla possibilità di muoversi, ma anche l’uso di energia per scaldare, illuminare o produrre cibo. Tutti servizi non scontati per realtà isolate dalla terra ferma senza risorse interne a cui potersi approvvigionare regolarmente. E’ il caso dell’Isola di Capraia nell’arcipelago Toscano che non è collegata al Continente per i servizi essenziali, come acqua, elettricità e smaltimento dei rifiuti. Attività di cui inevitabilmente sia la moltitudine di turisti (circa 3mila all’anno) che i residenti (poco più di un centinaio) hanno bisogno.

Diverse tecnologie -dalla desalinizzazione al compostaggio, al riuso dei reflui- possono insieme favorire un processo di auto alimentazione e, magari, di circolazione di materie prime, tanto scarse in queste realtà. Nasce da questa fotografia la scintilla di “Capraia Smart Island”, un progetto in cui professionisti di diverse estrazioni scientifiche si confrontano per trovare la combinazione perfetta tra tecnologia e sostenibilità ambientale.

“Un vero e proprio laboratorio in cui diversi esperti si mettono in gioco per realizzare qualcosa di utile e soprattutto replicabile” spiega a Canale Energia Sofia Mannelli presidente di Chimica Verde e promotrice dell’iniziativa. “Stiamo lavorando in gruppi di lavoro tematici: filiera del riciclo, efficienza energetica, rinnovabili, filiera agricola, riuso dei reflui mobilità e storage”. Un progetto che non è di risoluzioni immediate, ma che vuole rispondere a problematiche concrete.

Stiamo lavorando per partecipare a una call di Horizon con il CNR e una grande società di distribuzione. Il progetto sta avendo molta attenzione da parte di player del settore spesso anche in scarsa sinergia tra loro, il che ci rende ancora più soddisfatti” sottolinea la Mannelli.

Un panorama suggestivo ma non semplice quello delle isole soprattutto Capraia che, come altre realtà, vive alcune contraddizioni. “Le isole non interconnesse godono di un recente decreto varato dal Governo (Decreto Isole Minori di cui il 5 marzo l’ARERA ha stabilito l’entità degli incentivi), per cui gli viene assegnato un Conto Energia specifico con un ammontare di kW/h. Un decreto che, almeno a Capraia, sembra non applicabile nella sua interezza in quanto qui è proibito il FV dalla Sovrintendenza perché zona parco. Per uno sviluppo migliore e sostenibile serve chiarezza e accordo tra le istituzioni”, spiega la Mannelli che ricorda come i costi energetici delle isole -spesso alimentate da generatori a diesel- siano a carico di tutti i cittadini italiani, come elemento della componente UC in bolletta.

In attesa di risolvere gli empasse di sistema, i lavori a Capraia continuano con un evento a metà maggio (Capraia Smart Island 17 e 18 – giunto alla seconda edizione n.d.r.). In questa occasione si realizzeranno tre momenti di incontro con problematiche ed esperti con cui valutare soluzioni, dedicati a: agricoltura, rifiuti e marine litter. Ci sarà poi un evento principale del venerdì pomeriggio, in cui si farà il punto su quanto i diversi gruppi di lavoro nell’isola laboratorio di idee hanno realizzato ad oggi e sui i prossimi obiettivi. “Il nostro obiettivo è realizzare a Capraia un modello faro per le piccole isole seguendo un approccio di economia circolare”, conclude una energica Sofia Mannelli.

Rifiuti, pensare una filiera per l’umido

“Rispetto i rifiuti abbiamo un problema serio sull’isola: la differenziata non è fatta nel migliore dei modi e il trasporto in Continente ha un impatto sia di costo che anche solo banalmente di odori dato che l’ umido non si differenzia”, spiega la Mannelli. “Grazie al CNR – Istituito Inquinamento Atmosferico, che collabora con noi, abbiamo ottenuto la disponibilità di un piccolo impianto di biogas”, prosegue. “L’impianto produce l’energia che consuma 6kW, quindi non possiamo usarlo per generare energia sull’isola,  ma ci permetterà di realizzare compost utile sia per l’aspetto agricolo sia per  ridurre la quantità di rifiuti da trasferire. Siamo solo in attesa di definire gli ultimi aspetti burocratici per istallarlo e metterlo a regime”.

Idrico e reflui un percorso virtuoso

Sull’isola l’acqua si ottiene grazie a un desalinizzatore. Una volta usata, viene depurata e rimessa in mare” -spiega Sofia Mannelli- “Quello che vorremmo ottenere è un circuito che ci permetta di usare questa acqua depurata un’altra volta,  magari per annaffiare i campi o per usi di servizio come pulizia delle barche”. Su questo stiamo collaborando, tra gli altri, con l’Università di Firenze.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.